Microinfusori
intelligenti che “realizzano una sorta di pancreas artificiale, ma anche
infusori di ultima generazione piccoli e maneggevoli, e molecole sempre più
mirate”.
A fare il punto sulle ultime novità della ricerca sul
diabete, in vista del meeting dell’Ada 2014 (American Diabetes Association) al
via da domani a San Francisco, è Marco Comaschi, past-president
dell’Associazione medici diabetologi.
“La tecnologia nella cura del
diabete di tipo 1 ha fatto grandi passi avanti. La ricerca sui microinfusori
intelligenti, capaci di leggere la glicemia e dispensare insulina ad hoc, è
molto avanzata: penso che in un quinquennio avremo i primi device. Dispositivi
in grado di semplificare la vita dei malati di diabete di tipo 1”, spiega Comaschi
all’Adnkronos Salute. “Gli infusori di insulina oggi sul mercato, grandi come
una scatola di fiammiferi, già leggono in tempo reale la glicemia, ma poi il
paziente deve intervenire per modificare il dosaggio. I nuovi dispositivi
‘intelligenti’ bypassano questo momento”.
A San Francisco, dove oltre 14 mila
medici e ricercatori da 117 Paesi potranno seguire nell’arco di cinque giorni
oltre 3 mila presentazioni, si parlerà anche “di uno sviluppo interessante sul
trapianto di isole pancreatiche. Gli ultimi risultati di questo approccio sono
incoraggianti, ma si è capito che questa soluzione non sarà adatta a tutti i
malati di diabete di tipo 1”. La ricerca, inoltre, punta anche alla
prevenzione. “Recentemente - prosegue l’esperto - è stato pubblicato sul ‘Nejm’
uno studio su una proteina protettrice, capace di ‘difendere’ dal diabete.
Ecco, questo studio può gettare le basi per nuove strategie di prevenzione”.
Anche l’armamentario farmacologico
per il diabete di tipo 2 ha fatto negli anni “numerosi passi avanti, mettendo a
disposizione dei diabetici e dei diabetologi molecole con performance
importanti, se somministrate in modo attento e soprattutto ai pazienti giusti.
Penso in particolare ai glitazoni, farmaci dell’asse incretinico con azione
diretta sul pancreas. Sono stati realizzati analoghi di questi ormoni con
un’azione che va dalle 12 ore a ben una settimana, in formulazioni iniettabili.
Farmaci che oltretutto fanno perdere peso e non provocano ipoglicemie”.
Poi “c’è una classe di medicinali in
compresse che agisce allo stesso modo, i Dpp4 inibitori, che non danno
ipoglicemia, non hanno azione sul peso, sono associabili ad altri farmaci e
promettono di mantenere a lungo nel tempo il controllo glicemico. C’è
attenzione anche su una nuova classe di farmaci che sta per entrare in
commercio: gli Sglt2 agonisti. Aumentano la perdita di zuccheri dalle urine in
caso di iperglicemia. Il lato positivo per i pazienti è che fanno dimagrire, ma
d’altro canto si urina moltissimo e c’è qualche rischio di disturbi delle vie
urinarie. Ecco perché è importante saper scegliere il tipo giusto di medicinale
in base alle caratteristiche del paziente”.
C’è poi la questione dei costi. “Gli
ultimi farmaci hanno un prezzo superiore rispetto ai vecchi, quindi sono stati
fissati una serie di ‘paletti’ per la loro prescrizione. Il problema - aggiunge
Comaschi - è che i sistemi sanitari dei Paesi occidentali sono inadeguati a
trattare la malattie croniche: sono strutturati per la cura di quelle acute.
Occorre modificare il sistema, orientandolo a un nuovo approccio alla
cronicità. E questo puntando sul coinvolgimento e la formazione dei pazienti,
che devono essere parte attiva nel controllo della loro malattia. In questo
senso va anche il Piano nazionale diabete varato l’anno scorso dall’Italia”.