Un recente ma controverso studio
indica che l’assunzione del farmaco aumenterebbe il rischio di mortalità.
I pro e i contro della terapia spiegati dal presidente di Diabete Italia
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“Perché il dottore mi dice che devo prendere l’insulina?
Ho il diabete di tipo 2, mica di tipo 1”. “ Ma è proprio necessario passare
alle iniezioni, così fastidiose e poco pratiche?” “ E se ci sono effetti
collaterali?” Sono interrogativi legittimi, tra i tanti, che attanagliano
i diabetici ai quali è stata prescritta la terapia insulinica in aggiunta a
quella con ipoglicemizzanti assunti per via orale.
Certo che a leggere lo studio pubblicato sull’autorevole
rivista scientifica Jama dell’11 giugno , i dubbi appena citati non
spariscono. Anzi, c’è da rimanere quantomeno perplessi: le conclusioni infatti
recitano che “tra i pazienti con diabete di tipo 2 che ricevevano metformina
(il più usato ipoglicemizzante orale, cioè un tipo di pastiglie per abbassare
la glicemia n.d.a.) , l'aggiunta di insulina rispetto a una sulfonilurea (altro
ipoglicemizzante orale) è stato associato ad un aumentato rischio di eventi
cardiovascolari non fatali e di mortalità per molteplici cause”.
Eppure l’insulina, farmaco indispensabile per chi è
affetto da diabete di tipo 1, è spesso usata come coadiuvante anche per chi
soffre di quello di tipo 2.
Christianne L. Roumie della Vanderbilt University di
Nashville assieme ad altri colleghi medici, afferma invece nell’articolo
apparso su Jama, che dai dati estrapolati retrospettivamente da tre database
statunitensi su scala nazionale si evince come la somministrazione di insulina incrementi il rischio di
mortalità.
I ricercatori americani hanno comparato i risultati di due terapie contro il
diabete su un campione
preso da centottantamila pazienti (per lo più veterani di guerra) in cura con
la sola metformina nel periodo tra il 2001 e il 2008. Per quattordici mesi a un
gruppo di duemilacinquecento di loro è stata aggiunta l’insulina, mentre ad
altri dodicimila la sulfonilurea. Quale trattamento si è rivelato migliore?
Dopo un follow-up di altri quattordici mesi, il gruppo che aveva ricevuto metformina abbinata
all’insulina ha
mostrato un tasso più alto di decessi per svariate cause, mentre i casi di
ictus, infarto e altre patologie cardiovascolari (sia mortali sia non fatali) è
rimasto pressoché identico nei due campioni di individui censiti.
Dunque l’insulina fa male o no? Panaorama.it ha interpellato il professor Salvatore Caputo,
responsabile di Diabetologia al Policlinico Gemelli di Roma e presidente di
Diabete Italia, chiedendo di fare chiarezza su uno degli argomenti più
controversi (l’uso dell’insulina) e su cui sovente anche i diabetici stessi
nutrono molte incertezze poiché molto spesso non ricevono le corrette
informazioni sui rischi e benefici.
Professore, cominciamo
dall’inizio: in quali casi è richiesta la somministrazione di insulina per chi affetto
da diabete di tipo 2?
Questa terapia, in associazione alla metformina, si
applica per aggredire la malattia, cioè per diminuire il valore dell’emoglobina
glicosilata, comunemente detta glicata, che è l’indicatore della concentrazione
media di glucosio nel sangue sul lungo periodo, quando rimane troppo elevato per parecchi anni.
Quanto più a lungo questo valore resta alto, più è poi difficile abbassarlo.
Ecco perché nel diabete di tipo 2 l’insulina funziona molto bene ai primissimi
esordi della patologia.
E quando invece è sconsigliata?
In presenza di problemi cardiovascolari. Se non accadono
episodi di questo genere, allora vale la pena, come dicevo, aggredire il
diabete e l’insulina lo fa in modo efficace.
Ma quando si passa
all’insulina, poi si può ritornare a una terapia di soli farmaci orali?
Purtroppo no. Spesso il passaggio all’insulina è irreversibile, tipicamente perché ci si arriva troppo
tardi, quando la malattia è già in fase avanzata.
Ma non è che spesso viene
prescritta con troppa facilità dai diabetologi, proprio per raggiungere
risultati più rapidamente, quando basterebbe solo l’ipoglicemizzante orale?
La somministrazione di insulina in aggiunta a farmaci
orali fa parte delle linee guida in vigore negli ultimi quindici anni. È stato
dimostrato che la combinazione dei due farmaci diminuisce il tasso di
mortalità.
Però lo studio pubblicato su
Jama sembra invece rivelare il contrario...
Ci sono tre punti da chiarire. Primo, non c’è differenza
nel numero di infarti ed ictus nei due gruppi trattati con terapie diverse. Le
cause di morte, nel campione che assumeva metformina più insulina, sono dovute
a tumori, suicidi, eventi traumatici e altre malattie non diagnosticate ma non riconducibili all’accoppiamento dei due farmaci.
Molti decessi sono avvenuti anche per ipoglicemia non diagnosticata in tempo.
In secondo luogo la popolazione era in pessime condizioni di salute all’inizio
dello studio. Si tratta infatti di reduci di tutte le guerre recenti (Irak e
Afghanistan in prevalenza) che si prestano molto bene ai lavori di ricerca
medica di tipo statistico perché sono monitorati spesso e costantemente dalle
associazioni preposte, ma non sono tuttavia rappresentativi della popolazione
reale. Il 9 per cento di loro infatti aveva un tumore, il 34 una patologia
cardiovascolare e un altro 30 per cento soffriva di malattie mentali come il
disturbo post traumatico da stress. Mi passi il termine, ma in un campione così
“acciaccato” la somministrazione di insulina è assolutamente controindicata. E
infine bisogna evidenziare che almeno la metà dei soggetti esaminati aveva la
glicata già molto alta, sopra l’otto per cento (la soglia oltre la quale il
diabete non è sotto controllo equivale al 6,2 percento).
Quindi questa ricerca non ha
valore?
Al contrario. Come tutti i lavori osservazionali, cioè
basati sull’interpretazione di dati, ci dice alcune cose molto importanti.
Innanzitutto proprio che intensificare la terapia con l’insulina a chi già
faceva uso di metmorfina si è rivelato inefficace o perlomeno del tutto
identico all’abbinamento di una sulfonilurea, perché le condizioni di partenza
erano già critiche.
Allora lo studio conferma che
l’uso in determinate circostanze è da sconsigliare?
Esattamente. È una controprova dei requisiti che un
soggetto dovrebbe avere per seguire una terapia a base di metformina e
insulina. Sa cosa diceva Joslin, il padre della moderna diabetologia, riferito
a noi medici? “L’insulina è il farmaco per il saggio, non per il folle”
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