sabato 26 luglio 2014

Diabete 1, microinfusore per insulina diventa cerotto

Arriva un aiuto per semplificare la somministrare di insulina ai malati di diabete 1, in particolare ai bambini. Un microinfusore di insulina (Patch Pump) senza cateteri che si presenta come un cerotto. Nata dall'idea di un padre, desideroso che il proprio figlio si sentisse meno vincolato dal diabete durante una corsa o una partita a calcio con gli amici. Il diabete di tipo 1, detto anche diabete giovanile per la sua precoce insorgenza, è una patologia autoimmune che colpisce circa 250-300 mila italiani. Si caratterizza per la mancata produzione di insulina da parte del pancreas e, per tutta la vita, richiede la somministrazione dell'ormone ai pazienti tramite iniezione sottocutanea. "Il tasso di incidenza della malattia è in aumento; secondo studi relativi al Nord Italia, negli ultimi 20 anni si è registrato un +3,3% annuo", evidenzia Daniela Bruttomesso, Coordinatrice nazionale Gruppo di studio intersocietario Tecnologia e Diabete.


Negli ultimi anni, l'applicazione delle tecnologie emergenti ha rivoluzionato l'approccio al diabete tipo 1, con l'obiettivo di ottenere una gestione sempre più efficace e dinamica della terapia insulinica. L'arrivo della Patch Pump rappresenta un ulteriore progresso verso un trattamento davvero a misura di paziente.



Il piccolo Pod aderisce perfettamente alla cute, grazie a un resistente cerotto, e va sostituito ogni 3 giorni. Il paziente, così, riceve insulina senza interruzioni, anche quando vuole fare il bagno, nuotare, praticare sport.

mercoledì 23 luglio 2014


Gentili rappresentanti di Associazioni di genitori di bambini e ragazzi con diabete,

sperando di fare cosa gradita, vi scrivo per fornirvi informazioni circa il Concorso “ Il Diabete a colori” edizione 2013-2014,  il primo concorso artistico dedicato al Diabete.
Cos’è Il Diabete a Colori? 
Ormai giunto alla sesta  edizione,  Il Diabete a Colori è stato fondato da Lilly Italia con la Fondazione Meyer ed il Centro Regionale di riferimento per il diabete dell’età evolutiva dell’Ospedale Meyer. Il programma è promosso in collaborazione con Società Italiana di Diabetologia ed Endocrinologia Pediatrica (SIEDP) e con le principali Associazioni di persone con il Diabete.

A chi si rivolge?
Diabete a Colori è indirizzato a tutte le persone con diabete, ai loro familiari e a chi vive accanto a loro per dare la possibilità di esprimere artisticamente i successi e le sfide quotidiane che la vita con diabete riserva e condividerle con gli altri. 
Come partecipare a Diabete a Colori?
1.       Crea la tua opera visiva.
2.       Scarica il bando (.pdf), completa e firma il modulo di partecipazione. Per i minori di 18 anni è richiesta la firma di un genitore o di un tutore. https://www.lillysalute.it/diabete/ap/diabete-a-colori/download/bando-diabete-a-colori-2013-2014/Diabete_a_Colori_2014_Bando_Modulo_%20Privacy.pdf

3.       Imbusta l'opera insieme al modulo compilato.
4.       Spedisci l'opera ed il modulo entro il 15 Ottobre 2014

Seguici sempre...
Scopri le ultime novità ed entra in contatto con altri partecipanti al concorso: segui Diabete a Colori sulla sua pagina Facebook . https://www.facebook.com/diabete.a.colori

Colgo l’occasione per augurarvi buone vacanze.

Cordiali saluti


Sara Amori

Public Affairs Manager
Phone: 055.4257196
Mobile: 335.5951632
Fax: 06-5913015



Eli Lilly Italia S.p.A.
Via Thailandia n.27
00144 Roma 

Diabete. Un'insulina per dormire sonni tranquilli

I risultati di un nuovo studio presentato al congresso dell’ADA, dimostrano che l’ultima arrivata nel panorama delle insuline, la basale degludec, consente di ridurre in maniera significativa i tassi di ipoglicemia, rispetto all’insulina glargine

16 GIU - Dormire senza l’incubo delle ipoglicemie notturne, le più pericolose, perché sorprendono nel sonno, senza dar modo al paziente di reagire. E’ il sogno di tutte le persone con diabete in terapia con insulina, ma ancora oggi, le modalità di somministrazione dell’insulina non sono ‘fisiologiche’ e anche le insuline a disposizione, nonostante i tanti progressi degli ultimi anni, non sono perfette. Ma qualcosa sta cambiando e i piccoli passi in avanti si vedono, soprattutto con le insuline ‘intelligenti’ di ultima generazione. Uno studio presentato al congresso dei diabetologi americani dimostra ad esempio che l’insulina basale degludec, l’ultima arrivata nell’armamentario terapeutico del diabete, rispetto all’insulina glargine, riduce in maniera significativa i tassi di ipoglicemia notturna nelle persone con diabete di tipo 2, e li riduce anche nei soggetti con diabete di tipo 1, ma in questo caso senza raggiungere la significatività statistica.

Per ‘episodio di ipoglicemia notturna’, in questo studio sono state prese in considerazione tre diverse definizioni: quelli sintomatici con valori di glicemia inferiore a 56 mg/dl; quelli con glicemia inferiore a 70 mg/dl (definizione ADA di ipoglicemia) e quelli con glicemia inferiore a 56 mg/dl, registrati durante la notte ( tra le 22 e le 6 di mattina). Nelle persone con diabete di tipo 2 in trattamento iniziale con insulina, il rischio di ipoglicemie notturne con l’insulina degludec è risultato inferiore del 27% rispetto al trattamento con insulina glargine, prendendo in considerazione la definizione ADA (< 70 mg/dl) e del 44%, prendendo in considerazione la soglia dei 56 mg/dl.

Nelle persone con diabete di tipo 1, le ipoglicemie notturne sono risultate ridotte del 17% con degludec, rispetto al trattamento con glargine (del 9% considerando la definizione ADA).
 
“Il problema delle ipoglicemie - afferma Antonio Nicolucci, Responsabile del dipartimento di farmacologia clinica ed epidemiologia della Fondazione Mario Negri Sud - è molto diffuso e interessa e preoccupa molte persone con diabete. Lo studio HYPOS-1 rivela che, fra coloro che riferiscono episodi di ipoglicemia, uno su quattro ha avuto almeno un episodio di ipoglicemia sintomatica notturno nel corso degli ultimi 12 mesi, vivendo sulla propria pelle tutti i sintomi che ne derivano.”
 

mercoledì 16 luglio 2014

Stress da diabete per 1 paziente su 2, meno attenzione a cure

Articolo pubblicato il: 17/06/2014

(Dall'inviata dell'Adnkronos Salute Margherita Lopes) - Una cappa di preoccupazione e timore grava su molti malati di diabete. "All'Ada meeting di San Francisco presentiamo alcuni risultati di uno studio condotto in 4 regioni italiane su circa 2.200 malati di diabete di tipo 2. Ebbene, abbiamo scoperto che il distress", una forma di stress che travolge e paralizza, "colpisce il 51% dei pazienti, mentre il 9% sperimenta distress e depressione e il 2% solo depressione. Il distress porta a una peggiore qualità di vita e a una minor attenzione alle cure". Lo spiega Antonio Nicolucci, capo del Dipartimento di farmacologia clinica dell'Istituto Mario Negri Sud.

Il team di Nicolucci presenta due poster sul lavoro condotto in Piemonte, Marche, Lazio e Sicilia e concentrato sugli indicatori centrati sulla persona, indice del "benessere psicologico e della soddisfazione per l'assistenza. Aspetti che hanno un riflesso importante sul controllo metabolico. Nei malati cronici si tratta di elementi importanti: abbiamo visto che i pazienti con un benessere psicologico maggiore sono più attenti a seguire le raccomandazioni del medico e più in grado di gestire la malattia. Fanno attività fisica, seguono una dieta sana. Insomma, il distress è un aspetto importante, perché è cruciale per la qualità della vita dei pazienti".

Nell'altro poster il gruppo ha stimato l'incidenza dello 'stress da diabete', scoprendo "che sono poche le persone che non lo subiscono. Ecco perché è importante utilizzare nella pratica clinica misuratori semplici ma efficaci, per valutare i pazienti anche dal punto di vista psicologico, in modo da poterli aiutare".

All'Ada 2014 sono state presentate diverse ricerche sullo stress da diabete. Un lavoro dell'University of California a San Francisco mostra che i sintomi di depressione nei pazienti con diabete di tipo 2 possono essere ridotti in modo significativo con interventi mirati a combattere proprio il distress. Dunque secondo gli studiosi spesso questo problema viene frainteso: non si tratta di depressione, ma della "reazione a una malattia stressante e difficile da gestire". Un altro lavoro, questa volta dell'Università di Pittsburg, mostra che per i diabetici di tipo 1 il maggior numero di sintomi depressivi si collega a un più alto rischio di morte prematura. I ricercatori sottolineano l'importanza di monitorare il benessere anche psicologico dei pazienti.



giovedì 10 luglio 2014

Diabete e ipertensione nella mezza età possono portare alla perdita di funzioni cerebrali


Prevenire il diabete e l’ipertensione permette di prevenire o ritardare danni cerebrali

Le persone che sviluppano il diabete e l’ipertensione nella mezza età hanno più probabilità di avere una perdita di cellule cerebrali e altri danni al cervello, così come problemi di memoria e attenzione, rispetto alle persone che non hanno il diabete o la pressione alta o che li sviluppano in età avanzata. E’ quanto emerge secondo un nuovo studio pubblicato nel Marzo 2014 e pubblicato su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology.
“Potenzialmente, se siamo in grado di prevenire o controllare il diabete e l’ipertensione nella mezza età, siamo in grado di prevenire o ritardare il danno cerebrale che si verifica alcuni decenni più tardi e porta alla perdita della memoria, a problemi delle funzioni cognitive e, nei casi più gravi, alla demenza” ha detto l’autore dello studio Rosebud O. Roberts, della Mayo Clinic di Rochester, Minnesota, e membro della American Academy of Neurology.
Per lo studio, sono state analizzate le capacità di pensiero e di memoria di 1.437 persone con un’età media di 80 anni. Le cartelle cliniche dei partecipanti sono state esaminate per stabilire se fossero stati diagnosticati il diabete o la pressione alta nella mezza età o più tardi.
Per il diabete: 72 persone lo hanno sviluppato nella mezza età, 142 in vecchiaia e 1.192 non ne soffrivano. Per la pressione alta: 449 persone l’hanno sviluppata nella mezza età, 448 in vecchiaia e 369 non ne soffrivano.
Rispetto alle persone che non avevano il diabete, le persone che hanno sviluppato il diabete nella mezza età avevano un volume totale del cervello mediamente del 2,9 per cento più piccolo. Nell’area dell’ippocampo del cervello, in particolare, il volume era del 4 per cento più piccolo.
Rispetto alle persone che non soffrivano di pressione alta, le persone che hanno iniziato a soffrire di ipertensione nella mezza età avevano 2 volte più probabilità di avere un danno cerebrale.

Roberts ha concluso: “Nel complesso, i nostri risultati suggeriscono che gli effetti di queste malattie sul cervello impiegano decenni per sviluppare e mostrare danni cerebrali e portare a sintomi che riguardano la memoria e le altre funzioni cognitive. Prevenire e controllare diabete e ipertensione, è di grande importanza”


sabato 5 luglio 2014

Diabete, insulina degludec riduce le ipoglicemie notturne

(AGI) - San Francisco, 16 giu. - Nuovi dati presentati alle 74esima Scientific Sessions della American Diabetes Association (ADA) dimostrano che l'insulina basale degludec - rispetto all'insulina glargine - riduce significativamente gli episodi di ipoglicemia notturni nelle persone con diabete di tipo 2, indipendentemente da come questi vengano identificati secondo le diverse definizioni attualmente in uso. Questa riduzione, anche se non statisticamente significativa, si evidenzia anche nelle persone con diabete di tipo 1. La differenza nella definizione di "episodio di ipoglicemia notturno" puo' derivare dal periodo temporale considerato o dal limite dei livelli di glicemia. In questa analisi sono stati presi in considerazione: gli episodi di ipoglicemia, con valori di zuccheri nel sangue inferiori a 56 mg/dl, con evidenza di sintomi; quelli considerati tali secondo la definizione dell'ADA, che pone il valore soglia a 70 mg/dl; e quelli con valore glicemico inferiore a 56 mg/dl, avvenuti tra le 21:59 e le 5:59 di notte.
  In una precedente analisi, erano stati valutati solo gli episodi di ipoglicemia avvenuti tra mezzanotte e le 6 del mattino, con valori di glicemia inferiori a 56 mg/dl auto-dichiarati dalle persone oggetto dello studio oppure gli eventi gravi che avessero richiesto un aiuto da parte di terzi.
  "Il problema delle ipoglicemie e' molto diffuso e interessa e preoccupa molte persone con diabete", ha affermaro Antonio Nicolucci, responsabile del dipartimento di farmacologia clinica ed epidemiologia della Fondazione Mario Negri Sud. "A spaventare di piu' sono le ipoglicemie notturne, proprio perche' quando si dorme non ci si rende conto dei sintomi e non si puo' quindi intervenire per riportare il glucosio nel sangue a un livello sufficiente per il corretto funzionamento dell'organismo. A tal proposito lo studio HYPOS-1 - ha proseguito Nicolucci - rivela che, fra coloro che riferiscono episodi di ipoglicemia, uno su quattro ha avuto almeno un episodio di ipoglicemia sintomatica notturno nel corso degli ultimi 12 mesi, vivendo sulla propria pelle tutti i sintomi che ne derivano". I dati presentati all'ADA, analizzando un'ampia casistica di possibili situazioni definibili come ipoglicemia notturna, mettono in luce come la riduzione del numero di questi eventi dovrebbe poi riscontrarsi effettivamente nella pratica clinica e non solo in condizioni di studio scientifico.
  Nelle persone con diabete tipo 2 in trattamento per la prima volta con insulina, il rischio di ipoglicemia notturna con insulina degludec era inferiore rispetto a insulina glargine del 27 per cento. Nelle persone con diabete tipo 2 in trattamento basal-bolus, il rischio di ipoglicemia notturna con insulina degludec era inferiore rispetto a insulina glargine del 25 per cento. Nelle persone con diabete tipo 1, il tasso di ipoglicemie notturne con insulina degludec era numericamente inferiore rispetto a insulina glargine del 9 per cento.