sabato 9 maggio 2015

il diabete: cibi sì e cibi no

 Controllare l'alimentazione è fondamentale per chi soffre di diabete. Scopri cosa mangiare e cosa evitare, grazie ai consigli dell'esperta
Il diabete è una patologia in continua crescita. Secondo recenti dati dell'OMS, le persone che nel mondo soffrono di diabete sono sempre più numerose. A questo preoccupante numero, però, vanno aggiunti anche coloro che non sanno di esserne affetti.
La patologia più diffusa è il diabete di tipo 2: soprattutto in questi casi, l'alimentazione gioca un ruolo fondamentale poiché funziona anche come strumento di terapia. Ma cosa dovrebbe mangiare chi soffre di diabete? L'alimentazione ideale è quella che predilige legumi, frutta, verdura e cereali integrali.
Con i consigli della dott.ssa Francesca Noli, biologa nutrizionista, abbiamo individuato alcune semplici scelte alimentari corrette e altre, invece, da evitare.

Lenticchie, ceci, fagioli
Uno degli alimenti che non dovrebbero mai mancare sulla tavola di chi soffre di diabete (ma non solo), sono ilegumi. Si tratta, infatti, di un supercibo in grado di apportare numerosi benefici al nostro organismo.

I legumi infatti, grazie all'elevato contenuto di fibra solubile, aiutano a tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue.
Quindi, portare in tavola lenticchie, piselli, ceci e fagiolidue-tre volte a settimana è, senza dubbio, una scelta salutare. «Inoltre, sempre la presenza dellefibre aumenta il senso di sazietà» specifica la dott.ssa Noli. Tutto ciò è di aiuto per evitare attacchi di fame e abbuffate varie responsabili dell'aumento di peso.

Benefici colori
Frutta e verdura non dovrebbero mai mancare all'interno di una dieta varia ed equilibrata. I vegetaliassumono un ruolo di rilievo anche nell'alimentazione deidiabetici poiché aiutano a controllare l'assorbimento degli zuccheri nel sangue. L'ideale è consumarecinque porzioni di vegetali al giorno, variando il più possibile "colore" e tipologia.
Per quanto riguarda leverdure, queste non dovrebbero mai mancare all'interno di ciascun pasto (sia a pranzo sia a cena). «Frutta e verdura sono benefiche per chi soffre di diabete. La fibra, infatti, tiene sotto controllo i valori di glucosio, aumenta il livello di sazietà e aiuta, così, a tornare al peso forma» specifica l'esperta. «Il sovrappeso, infatti, spesso si associa al diabete. Diciamo che chi è sovrappeso oppure obeso, ha maggiori probabilità di soffrire di diabete» conclude la dott.ssa Noli.

Pane e pasta integrali
Chi soffre di diabetedovrebbe prediligere i carboidrati complessi, contenuti nei cerealipreferibilmenteintegrali.
Quindi, via libera a pasta o riso integraleconditi con verdure e legumi, irrorati con un filo di olio EVO a crudo. Primi piatti a base di cereali integrali, arricchiti con sughi diverdure, garantiscono un ottimo apporto difibre, con benefiche ripercussioni sulla salute (glucosio e grassi sotto controllo, maggior sazietà).
«La dieta mediterranea (ricca di frutta, verdura, pesce e cereali integrali) si rende quindi adatta anche all'alimentazione del diabetico» specifica la dott.ssa Noli.
Non solo pasta, pane e riso integrali: per variare la dieta, si possono alternare appaganti pastasciutte a gustosi piatti unici a base di cereali e legumi come, ad esempio, kamut e lenticchie o, ancora, cous cous di farro, piselli e verdure.

Attenzione a ciò che bevi
Non solo cibo, se bisogna tenere sotto controllo la glicemia è necessario fare attenzione anche a ciò che si beve. Per esempio, chi soffre di diabete dovrebbe evitare il consumo dibevande zuccherate, quali: cola, aranciate, gazzose, succhi di frutta e cocktail vari.
Si tratta, infatti, di vere e proprie "bombe zuccherine" che innalzano rapidamente la glicemia. «Inoltre, le bevande zuccherate apportano le caloriecosiddette "vuote", cioè prive di nutrimento» afferma la dott.ssa Francesca Noli.
Attenzione anche allo zucchero nascosto e ben camuffato: contenuto, ad esempio, infrutta sciroppata e snack dolci.

Prediligi i cibi a bassa densità energetica
Tra i cibi da evitare, per scongiurare picchi diglicemia, vi sono tutti quegli alimenti aelevata densità calorica. «Gli alimenti con un elevato contenuto in grassi ezuccheri semplici, ma con un basso contenuto in acqua apportano in genere molta energia in poco volume. Sono gli alimenti ad alta densità energetica come una fetta di torta al cioccolato o untramezzino con maionese o, ancora, gli insaccati» spiega la dott.ssa Noli.
«Gli alimenti ricchi in acqua e fibre come frutta, verdura e cereali integraliapportano invece poche calorie in un grande volume e sono definiti a bassa densità energetica» aggiunge la dott.ssa Noli.
inoltre, come spiega l'esperta: «Lo stomaco è “ingannato” dal volume del cibo e, quindi, cibi o preparazioni che hanno una bassa densità energetica hanno un maggior potere saziante». Un esempio: primi piatti a base di cereali integrali, legumi e verdure. Un menu-sazietà indicato anche per chi deve dimagrire e ricordiamo che il sovrappeso è spesso associato al diabete.

Un bicchiere di vino al giorno
L'alcol, se si soffre didiabete o se si è insovrappeso, andrebbe evitato. Se, ogni tanto, ci si vuol concedere unbicchiere di vino è opportuno tenere d'occhio le dosi concesse.
«Una moderata introduzione di alcol, fino a 10 g/die per le donne (una porzione) e 20 g/die per gli uomini (due porzioni), è accettabile» specifica la dott.ssa Francesca Noli.
Chi soffre di diabete, infine, dovrebbe invece evitare del tutto bevande come i cocktail a base di superalcolici. Lo stesso discorso vale per i mix analcolici, ricchissimi di zuccheri 


mercoledì 6 maggio 2015

Le fragole allontanano diabete e infarti

Le fragole prevengono problemi cardiaci e diabete, lo dimostrano due nuovi studi. Un' ottima notizia per iniziare la bella stagione.
Due nuovi studi hanno dimostrato che mangiare fragole tutti i giorni può ridurre i rischi per il cuore e l'insorgere del diabete, due disturbi cronici molto diffusi al giorno d'oggi.
Questi sudi hanno scoperto una relazione tra l'assunzione di fragole e l'abbassamento dei livelli di resistenza all'insulina, l'abbassamento del colesterolo e anche delle infiammazioni: tutti fattori che accrescono il rischio di diabete e problemi cardiaci. Secondo il primo studio, siamo di fronte a un passo avanti per la prevenzione del diabete di tipo 2. Quando gli adulti obesi presi in esame consumavano bevande contenenti fragole, il livello di insulina nel sangue si riduceva in maniera significativa. Gli stessi individui mostravano una decrescita del livello di colesterolo cattivo e una riduzione del IL-6, una proteina che è uno dei più importanti mediatori della febbre e delle risposte di fase acuta; questo stava a significare una diminuzione del rischio infezioni.

Nel secondo studio, a degli obesi adulti veniva offerta una bibita liofilizzata alla fragola e poi venivano misurati i fattori che generalmente causano problemi cardiaci. Coloro che consumavano l'equivalente di quattro porzioni di fragole al giorno hanno visto scendere il livello di colesterolo e, allo stesso tempo, hanno mostrato un livello più alto di Glutatione, un forte antiossidante che riude il rischio di malattie croniche. Ora che sta arrivando la bella stagione possiamo prendere spunto da queste ricerche e aggiungere delle deliziose fragole alla nostra dieta. Possiamo goderci anche un tiramisù alle fragole; una ricetta gustosa e primaverile. Uniamo la bontà delle fragole alla tradizione dolciaria italiana, per ottenere un tiramisù da leccarsi i baffi.

sabato 2 maggio 2015

Tutti i sintomi del diabete

La definizione clinica di diabete indica un gruppo di malattie metaboliche caratterizzata da alti livelli di glucosio nel sangue, cioè da valori fuori dalla norma della glicemia.
Il glucosio fornisce energia alle cellule del corpo che però ne impediscono l’ingresso se non vengono attivate da un meccanismo ormonale. I livelli di glucosio circolante sono regolati dall’insulina, un ormone peptidico prodotto dalle cellule beta delle isole di Langherans, nel pancreas. L’insulina, quando ne è stimolata la produzione, attiva i recettori cellulari che permettono l’ingresso del glucosio nelle cellule. In assenza di insulina tutte le cellule del corpo, ad eccezione di quelle del fegato e del cervello, restano impermeabili al glucosio.
Per consentire il miglior assorbimento del glucosio, la produzione di insulina non è costante ma aumenta subito dopo i pasti – picco insulinemico post-prandiale – e diminuisce dopo 2 -3 ore dal pasto, quando l’organismo è in riposo (basale). La produzione di glucosio è tanto maggiore quanto più alto è il contenuto in grassi, zuccheri e carboidrati assunti con la dieta, mentre l’assorbimento è rallentato dalla presenza di fibra alimentare, presente nella maggior parte di alimenti di orgine vegetale.
Quando l’organismo non produce insulina si parla di diabete di tipo1 o insulino-dipendente, una patologia cronica che costringe chi ne è affetto ad assumere insulina esogena tramite iniezioni quotidiane. Quando la produzione di insulina è irregolare e insufficiente si parla di diabete di tipo 2.
Gli endocrinologi calcolano che nel mondo ci siano 382 milioni di persone affette da diabete, per il 10% di tipo 1 mentre il restante 90% di tipo 2.
Esiste una spiccata correlazione tra obesità e diabete perché, con una prolungata sovra-alimentazione, la produzione di insulina si mantiene a livelli costantemente elevati, portando a una condizione metabolica diiperinsulinismo. L’iperinsulinismo, nel tempo, fa si che le cellule dell’organismo perdano gradualmente la loro sensibilità all’insulina e diventino insulino-resistenti, il che porta ad un aumento permanente dei livelli di glucosio nel sangue.
Per questo motivo il diabete è una malattia in aumento nei paesi occidentali [1].

Quali sono i sintomi che possono farci pensare al diabete?

Il diabete è una patologia caratterizzato da una sintomalogia non dolorosa e non invalidante che, a prima vista e soprattutto nel diabete di tipo 2, può sembrare innocua. Per questo viene spesso trascurata.
Se sono presenti alcuni di questi sintomi, vale la pena di rivolgersi al proprio medico. Un semplice test della glicemia, che deve essere inferiore 126 mg/dl, toglierà ogni sospetto. Anche il test dell’intolleranza al glucosio può diagnosticare il diabete, in questo caso i valori devono essere superiori ai 200 mg/dl mentre valori > 140 < 200 evidenziano una condizione di ridotta tolleranza al glucosio o IGT.
E’ bene rivolgeris al proprio medico in presenza di:
Poliuria: cioè minzione frequente in assenza di assunzione di liquidi. La poliuria viene diagnosticata quando la produzione giornaliera di urina supera i 2 litri. Quando c’è troppo glucosio circolante si urina più spesso. Se l’insulina è inefficace, o non c’è affatto, i reni non possono filtrare il glucosio ed assorbiranno più acqua dal sangue, al fine di diluirlo. L’acqua, a sua volta, riempirà più spesso la vescica.
Polidipsia: aumento della sensazione di sete dovuta alla necessità di reintegrare i liquidi persi.
Astenia: se il glucosio non viene assorbito a livello cellulare, il nostro organismo riceve meno energia di quanta ne serva, per questo motivo ci si stanca facilmente.
Perdita di peso: è il sintomo tipico del diabete di tipo 1. Poichè il glucosio nelle cellule è insufficiente, l’organismo è costretto a cercare altre fonti di energia, trovandola negli accumuli presenti nei tessuti grassi e nel tessuto muscolare.
Senso di fame: per lo stesso motivo, la mancanza di glucosio cellulare, l’appetito può essere continuamente stimolato e portare, chi soffre di diabete, a mangiare oltre il normale.
Questi sintomi sono tipici del diabete in fase iniziale, altri e più gravi si presentano in caso di decorso avanzato della malattia come visione offuscata, retinopatie e nefropatie [2].

Come si manifesta il diabete in gravidanza?

Anche se essere diabetiche può può rendere più complicata la gravidanza, nella maggior parte dei casi ne soffre può portarla tranquillamente a termine e partorire un figlio sano, soprattutto se ha avuto l’accortezza di preprararsi prima e mantenersi sempre sotto controllo.
Questo è particolarmente vero nel caso di diabete di tipo 1 che comporta rischi più gravi.
Le possibili complicanze potrebbero portare la donna ad avere disturbi come nefropatie e retinopatie, mentre il feto potrebbe non superare il parto o nascere affetto da patologie molto invalidanti. Per questo, chi è affetto da diabete di tipo 1 deve assicurarsi prima che il diabete sia del tutto sotto controllo e durante la gravidanza lo stesso, sottoponendosi a tutti i controlli del caso.
Sia prima che durante la gravidanza può essere utile effettuare quotidianamente il test dell’emoglobina glicata, un autotest conosciuto come “il test della puntura sul dito”. Se i valori sono superiori al 6,5% è bene aspettare che scendano nel range prima di provare ad avere un bambino; se fossero vicini al 10% aspettare diventa un obbligo.
Anche chi non è malata di diabete deve prestare attenzione ai livelli glicemici perché durante la gravidanza, soprattutto dopo i primi 3 tre mesi, alcune donne sviluppano una particolare forma di diabete, conosciuta come diabete gestazionale. Si verifica perché l’organismo non riesce a produrre la maggior quantità di insulina dovuta alle aumentate richieste della gravidanza. Questa forma di diabete sparisce dopo il parto, ma può essere un campanello d’allarme perché le donne che hanno sviluppato il diabete gestazionale sono più a rischio di sviluppare il diabete tipo 2 [3].

E per il diabete di tipo 2?

Se i meccanismi che portano alla presenza di diabete di tipo 2 sono ben conosciuti e spiegati, non si può dire altrettanto per quanto concerne le cause.
Per quanto meno invalidante e peridoloso del diabete di tipo1, i sintomi non vanno sottovalutati perché una diagnosi precoce permette di ottenere risultati migliori e rendere meno complicato il decorso della malattia, anche se sono rari i casi di remissione completa.
Al contrario, sottovalutarlo può portare a complicanze, anche importanti, soprattutto a carico dell’apparato cardiovascolare e di quello renale. Recentemente sono state formulate ipotesi, frutto di studi scientifici, di una correlazione con la malattia di Alzheimer, con un rischio tanto più alto quanto più alto è il disordine del controllo dei livelli di zucchero nel sangue.
I due fattori principali per la prevenzione e la cura del diabete di tipo 2 sono l’attività fisica e la dieta.
Una dieta quanto più possibile povera zuccheri, sia provenienti da cibi che ne sono ricchi sia dall’alcol, e ricca di vegetali, frutta e cereali, unita a una costante attività fisica sono necessari. L’attività fisica, sempre di tipo aerobico, va quantificata in 30 minuti quotidiani, basta camminare o fare ginnastica, anche in casa propria [4].
Il trattamento medico per il diabete di tipo 2 è di tipo farmacologico, con somministrazione di farmaci ipoglicemizzanti. Il farmaco d’elezione è la metformina, un ipoglicemizzante appartenente alla famiglia delle biguanidi, categoria di farmaci in grado di agire senza stimolare la produzione di insulina, sia riducendo la formazione di glucosio da parte del fegato, sia aumentandone il consumo da parte dei tessuti e stimolando la glicolisi.