venerdì 30 dicembre 2016
Giornata mondiale del diabete, ecco il decalogo per tenerlo sotto controllo
In Italia le persone affette da diabete ammontano a circa 3 milioni e 700mila, ma i non diagnosticati potrebbero essere un altro milione. E' quanto afferma... continua a leggere...
lunedì 26 dicembre 2016
Diabete, un possibile nuovo farmaco dal veleno dell'ornitorinco
Da uno studio dell'Università di Adelaide arriva l'ipotesi di nuovi trattamenti per la malattia di tipo 2 negli esseri umani. Il segreto? Una ... continua a leggere..
venerdì 23 dicembre 2016
«Accendere» il grasso buono può aiutare a sconfiggere il diabete
Non tutto il grasso è uguale. Quello che si deposita sugli organi interni fa malissimo alla salute, perché produce mediatori dell’infiammazione e... continua a leggere..
mercoledì 21 dicembre 2016
Diabete, anche il trapianto del solo pancreas è un vero salvavita
Il trapianto del solo pancreas è oggi un’opzione possibile per chi ha un diabete di tipo 1: una ricerca italiana, i cui primi risultati sono stati presentati durante l’ultimo congresso... continua a leggere..
sabato 17 dicembre 2016
Terapie per diabete e tumori, Biovelocita lancia le prime startup biotech
ROMA - Un ormone chiave nell'insorgere del diabete. E un meccanismo attraverso cui l'organismo ripara i tratti di Dna danneggiati.continua a leggere...
martedì 13 dicembre 2016
Nuovi farmaci per la cura del diabete
Il 14 novembre si è celebrata in tutto il mondo la Giornata del Diabete, dedicata all'informazione ed alla sensibilizzazione nei confronti di questa malattia.
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venerdì 9 dicembre 2016
Concepimento in inverno, più alto il rischio di diabete gestazionale
LO STUDIO AUSTRALIANO SU 60 MILA NASCITE
Future mamme, prestate attenzione all’inverno. Se il concepimento avviene...
mercoledì 7 dicembre 2016
Diabete, studio italiano: la dieta mediterranea è un toccasana grazie alle cellule "Super Mario"
Attivando un gruppo di "cellule idrauliche", ribattezzate dai ricercatori "Super Mario" come il personaggio del celeberrimo videogame, la dieta mediterranea ha la capacità di ripulire... continua a leggere...
martedì 6 dicembre 2016
I sintomi del diabete: scopri se sei diabetico
I sintomi iniziali della malattia dipendono innanzi tutto dal tipo di diabete: nel caso di diabete di tipo 1 si assiste di norma a:
- un esordio improvviso,
- spesso associato a febbre,
- poliuria (aumentata quantità di urine),
- polidipsia (sete),
- astenia (sensazione di stanchezza),
- perdita di peso,
- secchezza cutanea (pelle secca),
- perdita di peso inspiegabile,
- maggiore sensibilità alle infezioni.
La nutrizionista, sì alla 'batata' cruda o cotta contro il diabete
La batata per combattere il diabete. Nella buccia di questo tubero c’è una sostanza, il Cajapo, che sembra avere effetti benefici sia sulla riduzione del colesterolo sia della glicemia.
continua a leggere..
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venerdì 2 dicembre 2016
Diabete: emergenza sanitaria come malaria e tubercolosi
Il diabete è una malattia non trasmissibile che colpisce sempre più persone, in Italia e nel mondo. Le ragioni per cui la patologia si sta diffondendo rapidamente sono varie, tra cui la cattiva alimentazione e lo scarso esercizio fisico. CONTINUA A LEGGERE
martedì 29 novembre 2016
Utilizzare lo smartphone a letto può addirittura portare obesità, diabete e depressione
Non è certamente un mistero e ne abbiamo già parlato tante volte: Utilizzare lo smartphone o il tablet a letto peggiora la qualità del sonno.Tutte le ore trascorse di notte per giocare all’ultimo endless game, per leggere le notizie o per chattare con qualcuno, non solo riducono il sonno ma, secondo uno studio di Matthew Christensen dell’Università della California, possono portare conseguenze anche più gravi alla salute come obesità, diabete e depressione..... CONTINUA A LEGGERE
venerdì 18 novembre 2016
Ricette per Diabetici
ATTENZIONE! Nella Dieta per il Diabete il controllo degli zuccheri assunti con l'alimentazione è molto importante, ma non è l'unico elemento da tenere in considerazione per impostare un'alimentazione corretta..
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/Tv/Ricette/Ricette_per_Diabetici.html
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/Tv/Ricette/Ricette_per_Diabetici.html
martedì 15 novembre 2016
Udito, anche il diabete tra le cause di sordità
Prevenire il diabete, o gestirlo nel miglior modo possibile, significa anche proteggere l’udito..
continua a leggere su: http://www.humanitasalute.it/prevenzione-e-stili-di-vita/52113-udito-anche-diabete-cause-sordita-foto-parere-esperto/
sabato 12 novembre 2016
Un nuovo elettrocardiografo per il Reparto Diabetologia dell´Ospedale di Cerignola, dono dell’Associazione Diabetici Cerignola Maria SS. di Ripalta – Onlus
Un elettrocardiografo Ecg Cardiogima 12 è stato donato oggi, 11 novembre 2016, alla Diabetologia dell’Ospedale di Cerignola dall’Associazione Diabetici Cerignola Maria SS. di Ripalta – Onlus, grazie alla generosità dei tesserati che hanno raccolto oltre mille euro per l’acquisto dell’apparecchiatura.
A riceverlo dalle mani di Vincenzo Tampone, presidente dell´Associazione, il dottor Nicola Fida, il dottor Vincenzo Sgarro, responsabile del reparto, ed il dottor Gerardo Franzi.
Il nuovo ecografo, che entrerà subito in funzione, sarà utilizzato per le visite e i controlli diabetologici; ècompletamente digitale ed ha caratteristiche tecniche di alto livello grazie alle quali è in grado di garantire diagnosi molto accurate. La nuova apparecchiatura, amplia e completa finalmente l’offerta di diagnostica del Reparto Diabetologia dell’Ospedale di Cerignola, di cui ne era sprovvisto da tre anni. “È un dono speciale perché l´assenza di questo importante macchinario ha limitato purtroppo le prestazioni diabetologiche di prevenzione delle complicanze della malattia del diabete”.
L’Associazione Diabetici Cerignola Maria SS. di Ripalta – Onlus, da oltre 3 anni, promuove sul territorio iniziative di educazione sanitaria sulla patologia diabetica. La persona diabetica può e deve condurre un´esistenza normale, senza rinunciare ad avere una vita attiva: è questo il motto dell´Associazione.
Il Presidente Vincenzo Tampone ha ringraziato “tutti coloro che sono intervenuti per rendere possibile l’acquisto dell’elettrocardiografo testimoniando l’attaccamento al territorio nonché i tesserati dell´Associazione, i quali hanno raccolto le risorse necessarie”.
venerdì 11 novembre 2016
Il rischio cardiovascolare nei pazienti con diabete
il diabete è un problema di salute molto serio, ma fortunatamente può essere curato, anche se in chi ne soffre va ad aumentare notevolmente la possibilità che si presentino malattie cardiache, come un infarto o un ictus...
continua a leggere:
http://www.pazienti.it/blog/il-rischio-cardiovascolare-nei-pazienti-con-diabete-02112016
Comunicato stampa
Vi aspettiamo numerosi. il Presidente
lunedì 7 novembre 2016
Dieta e menu per Diabete dell'adulto di tipo 2
l diabete di tipo 2 è una patologia caratterizzata dalla presenza di livelli elevati di glucosio nel sangue (iperglicemia). La sua eziologia è multifattoriale, ovvero è determinata da più cause che interagiscono tra loro, come la predisposizione genetica e l’azione di fattori ambientali..
continua a leggere su:
http://www.educazionenutrizionale.granapadano.it/it/alimentazione-per-tutti/schede-alimentazione-e-patologie/schede/adulti/diabete-dell-adulto-di-tipo-2-e-alimentazione
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http://www.educazionenutrizionale.granapadano.it/it/alimentazione-per-tutti/schede-alimentazione-e-patologie/schede/adulti/diabete-dell-adulto-di-tipo-2-e-alimentazione
domenica 16 ottobre 2016
Diabete di tipo 1 curato con trapianto cellule del pancreas
La cura per il diabete di tipo 1 fino a pochi anni fa sembrava un miraggio ma oggi è realtà anche in Italia. All’Ospedale Niguarda di Milano lo scorso giugno un paziente di 41 anni affetto da diabete di tipo 1 è guarito grazie a un trapianto di cellule del pancreas effettuato con la chirurgia videolaparoscopica, una tecnica poco invasiva.
continua a leggere http://salute.leonardo.it/diabete-di-tipo-1-trapianto/
martedì 30 agosto 2016
Diabete, cambiare l'ordine delle portate: così si può 'imbrogliare' il metabolismo ed evitare il picco glicemico
Imbrogliare il nostro metabolismo per evitare il picco glicemico dopo i pasti, che preoccupa molto i diabetici. Ma che non fa bene neanche agli altri. Ora due studi dell'Università di Pisa hanno scoperto che per imbrogliarlo basta invertire l'ordine con cui si mangia: prima un antipasto proteico e poi pane o pasta, meglio se integrali. Già in questo modo si riesce ad abbassare il picco glicemico post prandiale del 30 per cento. E' una delle novità emerse a Rimini dai lavori del 26° Congresso nazionale della Società italiana di diabetologia.
Tra i consigli dei ricercatori, moderazione con gli alcolici, che innalzano la glicemia; la frutta va mangiata anche come snack, possibilmente abbinata a una fonte proteica, evitando quella troppo dolce, quindi banane, cachi, uva e fichi; prudenza con le ciliegie e con tutta la frutta estiva, ma via libera a mele, pere, agrumi e fragole. Continua a leggere qui.
Tra i consigli dei ricercatori, moderazione con gli alcolici, che innalzano la glicemia; la frutta va mangiata anche come snack, possibilmente abbinata a una fonte proteica, evitando quella troppo dolce, quindi banane, cachi, uva e fichi; prudenza con le ciliegie e con tutta la frutta estiva, ma via libera a mele, pere, agrumi e fragole. Continua a leggere qui.
giovedì 25 agosto 2016
Diabete: i cibi migliori da mangiare
Di fronte a determinate patologie, come ad esempio il diabete, le scelte alimentari contano molto. Alcuni cibi sono migliori di altri, ma niente è completamente off limits.
Anche gli alimenti a cui si potrebbe pensare come “le peggiori scelte”, in realtà possono essere assunti occasionalmente in piccole quantità. Sicuramente, il diabete è più facile da gestire se si ci si attiene principalmente alle scelte “migliori”, perciò vediamo subito quali sono.
Amidi e carboidrati
Il corpo ha bisogno di carboidrati, ma si deveno scegliere con molta saggezza. Le migliori scelte sono i cereali integrali, specialmente il riso, la farina d’avena, la quinoa, il miglio o l’amaranto. Anche le patate dolci al forno e i prodotti realizzati con i cereali integrali e con nessun o molto poco zucchero aggiunto.
Le scelte peggiori in questo caso sono tutti i cereali trasformati, come il riso bianco o la farina bianca, il pane bianco e le patatine fritte. Continua a leggere qui.
mercoledì 17 agosto 2016
Diabete, lo sport prescritto come se fosse un farmaco
Il sogno è di poter prescrivere l'attività fisica, proprio come si fa con i farmaci, sulla ricetta rossa. Perché l'attività fisica - premette Enzo Bonora, presidente Sid (società italiana diabete), nel corso del convegno in corso a Rimini - è un vero e proprio farmaco, e anzi andrebbe prescritta prima ancora dei farmaci poiché è dimostrato che riesce a ridurre di un punto l'emoglobina glicosilata, come alcune medicine.
Esercizio fisico. Ma come farlo? Un'esperienza pionieristica è quella di Perugia, e del centro Curiamo (Centro universitario ricerca inter dipartimentale attività motoria), che dal 2010 ha inserito 900 pazienti diabetici e obesi in un percorso di cura che prevede anche un'attività fisica strutturata di gruppo. Modello che proprio ieri è stato inserito tra le best pratice europee per la prevenzione e la cura del diabete. Continua a leggere qui.
Esercizio fisico. Ma come farlo? Un'esperienza pionieristica è quella di Perugia, e del centro Curiamo (Centro universitario ricerca inter dipartimentale attività motoria), che dal 2010 ha inserito 900 pazienti diabetici e obesi in un percorso di cura che prevede anche un'attività fisica strutturata di gruppo. Modello che proprio ieri è stato inserito tra le best pratice europee per la prevenzione e la cura del diabete. Continua a leggere qui.
sabato 13 agosto 2016
Cani per diabetici, un super olfatto che migliora la qualità della vita
Si può addestrare un cane a riconoscere l’odore dell’ipoglicemia e a portare al proprietario il kit d’emergenza, o segnalare la situazione alla famiglia? Sì, al punto che negli USA e nel Regno Unito i DADs, diabete alert dogs, sono riconosciuti come cani di servizio, compagni preziosi per migliorare la qualità della vita.
Vari studi hanno raccolto le testimonianze dei malati di diabete - ovalutato i cani addestrati - e fornito basi scientifiche a quelli che inizialmente erano solo aneddoti. Anche i cani non addestrati, infatti, si comportano in modo particolare quando il proprietario ha un calo glicemico: cercano di attirare l’attenzione abbaiando, leccando una mano e così via. Con l’addestramento questa abilitàpuò essere affinata e fare la differenza quando l’ipoglicemia non viene percepita. Continua a leggere qui.
Vari studi hanno raccolto le testimonianze dei malati di diabete - ovalutato i cani addestrati - e fornito basi scientifiche a quelli che inizialmente erano solo aneddoti. Anche i cani non addestrati, infatti, si comportano in modo particolare quando il proprietario ha un calo glicemico: cercano di attirare l’attenzione abbaiando, leccando una mano e così via. Con l’addestramento questa abilitàpuò essere affinata e fare la differenza quando l’ipoglicemia non viene percepita. Continua a leggere qui.
domenica 7 agosto 2016
Clima surriscaldato e ambiente, le (cattive) influenze sul diabete
Il clima che si surriscalda fa paura ai diabetici: quando la glicemia va oltre i limiti, infatti, diventa anche più difficile la termoregolazione e si è più esposti a patologie correlate al caldo. Lo ha spiegato Glen Kenny dell'università di Ottawa sulle pagine di Temperature, sottolineando come milioni di persone in tutto il mondo siano a rischio. L'ambiente poi, oltre a peggiorare la malattia, può pure contribuire a provocarla: lo dimostrano alcuni dati presentati durante l'ultimo congresso della Società Italiana di Diabetologia (SID) secondo cui sul banco degli imputati ci sono soprattutto alcuni componenti delle plastiche, ormai ubiquitarie nella nostra vita quotidiana. Continua a leggere qui.
sabato 30 luglio 2016
Se si vive in condizioni disagiate, raddoppia il rischio di morte prematura
Uno studio condotto in Svezia dimostra che,
indipendentemente dall’accessibilità ai servizi sanitari, le persone con
diabete che vivono in un contesto di disagio socio-culturale ed economico,
presentano un rischio di morte prematura doppio rispetto ai diabetici che
vivono in condizioni economiche e sociali più agiate.
01 LUG - (Reuters Health) - Araz
Rawshani e il suo team, del Sahlgrenska University Hospital di Goteborg in
Svezia, hanno verificato l’impatto di alcuni fattori sociali ed economici sul
rischio di morte nei pazienti diabetici, pur considerando che la Svezia è uno
dei pochi paesi al mondo nel quale l’assistenza sanitaria è fondamentalmente
accessibile a tutti.
Lo studio
Il team di ricerca ha utilizzato i dati raccolti dal 2003 al 2012, relativi a più di 217.000 adulti che si erano iscritti nel sistema di registro nazionale ad un’età media di 58 anni. Questi pazienti sono stati seguiti con un follow-up mediano di 5.6 anni. Durante lo studio si sono verificati 19.105 decessi, dei quali circa il 60% è stato collegato a malattie cardiache, circa il 37% al diabete e circa il 34% al cancro. Si è così dapprima evidenziato che le persone sposate, rispetto ai single, avevano circa il 27% in meno di probabilità di morire per qualsiasi causa. E sempre le persone sposate avevano meno probabilità di morire per malattie cardiache e diabete. Allo stesso modo, le persone del quintile con reddito inferiore mostravano il 71% in più di probabilità di morire per qualsiasi causa, rispetto alle persone nel quintile con il reddito più alto, e la loro morte era con maggiore probabilità legata a malattie cardiache, diabete e cancro.
Lo studio
Il team di ricerca ha utilizzato i dati raccolti dal 2003 al 2012, relativi a più di 217.000 adulti che si erano iscritti nel sistema di registro nazionale ad un’età media di 58 anni. Questi pazienti sono stati seguiti con un follow-up mediano di 5.6 anni. Durante lo studio si sono verificati 19.105 decessi, dei quali circa il 60% è stato collegato a malattie cardiache, circa il 37% al diabete e circa il 34% al cancro. Si è così dapprima evidenziato che le persone sposate, rispetto ai single, avevano circa il 27% in meno di probabilità di morire per qualsiasi causa. E sempre le persone sposate avevano meno probabilità di morire per malattie cardiache e diabete. Allo stesso modo, le persone del quintile con reddito inferiore mostravano il 71% in più di probabilità di morire per qualsiasi causa, rispetto alle persone nel quintile con il reddito più alto, e la loro morte era con maggiore probabilità legata a malattie cardiache, diabete e cancro.
Anche gli immigrati svantaggiati
Gli immigrati provenienti da paesi non occidentali mostravano maggiori probabilità di morire, nel corso dello studio, rispetto a chi era nato in Svezia. Inoltre, le persone con diploma di scuola superiore mostravano tassi di mortalità più bassi rispetto ai loro coetanei con istruzione di grado inferiore. In sostanza, dopo aggiustamento dei dati, uno status sociale ed economico disagiato è stato legato a un aumento raddoppiato del rischio di morte per qualsiasi causa, malattie cardiache e diabete.
I commenti
Araz Rawshani ha commentato i risultati dello studio sottolineando che il rischio di morte è stato fortemente influenzato dallo stato socio-economico della famiglia, dal grado di istruzione, dall’immigrazione e dalle condizioni economiche, anche se questi fattori, per le persone coinvolte nello studio, non incidevano nel modo di ricevere l’assistenza sanitaria. Poiché la Svezia è un Paese dove l’assistenza sanitaria è globalmente accessibile, dopo aver considerato l’influenza di vari rischi per la salute, come la pressione sanguigna e il colesterolo, l’autrice dello studio non si aspettava di registrare tanta differenza nei tassi di mortalità.
Lo studio ha evidenziato che i fattori di rischio economici e sociali sono fattori fortemente predittivi del rischio di morte, e è notato anche un piccolo aumento del rischio di morte per cancro legato a questi fattori. Rawshani ha aggiunto che il sistema sanitario dovrebbe seguire di più i pazienti che vivono in condizioni socio-economiche disagiate, dal momento che queste persone spesso vivono pesanti stress psicologici, come la disoccupazione, cattive abitudini di vita e altri problemi legati alle condizioni di salute.
In conclusione, gli stessi ricercatori ammettono che il loro studio ha alcuni limiti: non è stato possibile dimostrare in che modo lo status sociale ed economico abbia causato le morti premature nei soggetti svantaggiati rispetto alle controparti agiate, e non erano disponibili informazioni su alcuni aspetti relativi allo stile di vita. come l’abitudine di bere alcolici e di fumare.
mercoledì 27 luglio 2016
Diabete: siringa addio, il futuro è nei microinfusori
Chi soffre di diabete sin dall’infanzia lo sa bene: il rito del controllo della glicemia e del successivo «aggiustamento» tramite iniezioni sottocutanee avviene più volte al giorno. Anche se con il tempo la persona prende confidenza con la pratica, il dover fermarsi per valutare quando assumere insulina rappresenta un cambio radicale nello stile di vita rispetto a chi non è diabetico. Oggi però la tecnologia ci viene in aiuto: da diverso tempo sul mercato sono disponibili dei dispositivi in grado di monitorare costantemente la glicemia e di rilasciare insulina solo quando serve. Il tutto gestito tramite un piccolo «palmare». Il diabete giovanile –noto anche con il nome di diabete di tipo 1- è una patologia che colpisce prevalentemente i giovani. Secondo le ultime statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a soffrirne sarebbe circa il 3% della popolazione mondiale. Continua a leggere qui.
martedì 19 luglio 2016
Infermieri e aspiranti chef uniti per combattere il diabete a tavola
Nonostante i progressi ottenuti negli ultimi anni nel trattamento farmacologico, la terapia nutrizionale resta il cardine per compattere il diabete. Studi effettuati sin dagli anni ‘90, hanno dimostrato che il trattamento intensivo della malattia permetteva di raggiungere e mantenere per anni un buon controllo metabolico. Ciò significava riduzione delle complicanze microvascolari sia in prevenzione primaria che secondaria. Al proposito l’Istituto alberghiero Caurga di Chiavenna, in collaborazione con PPower, Provider arenas ministeriale, supportata dall’azienda farmaceutica Menarini, ha aderito al progetto «Chef oltre il diabete». Un corso teorico/pratico destinato agli operatori sanitari, in particolare gli infermieri, al fine di puntualizzare le conoscenze esistenti sul CHO in funzione dell’autocontrollo della glicemia e la somministrazione di terapia iniettiva e sperimentare. Continua a leggere qui.
venerdì 15 luglio 2016
Mangiare pasti fatti in casa diminuisce rischio diabete tipo 2
Washington - Le persone che consumano spesso pasti
preparati in casa hanno meno probabilità di soffrire di diabete di tipo 2.
Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio dell'Harvard T.H. Chan
School of Public Heath di Boston. I risultati sono stati pubblicati sulla
rivista Plos Medicine. A livello internazionale c'è una forte tendenza a
mangiare fuori e questo potrebbe portare al consumo di cibi di fast food. I
ricercatori preoccupati di questa tendenza a seguire una dieta ricca di
energia, ma relativamente povera di sostanze nutritive, hanno ipotizzato che
questo potrebbe portare a un aumento di peso e, di conseguenza, a un aumento
del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
Gli scienziati hanno quindi analizzato una grossa mole
di dati sulle abitudini alimentari di numerose persone e hanno collegato queste
informazioni all'insorgenza dei diabete. Ebbene, i risultati indicano che le
persone che hanno riferito di consumare dai 5 ai 7 pasti serali fatti in casa
nel corso di una settimana avevano un rischio inferiore del 15 per cento di
sviluppare il diabete di tipo 2, rispetto invece a coloro che hanno riferito di
aver consumato solo 2 pasti o meno preparati in casa in una settimana. Secondo
i ricercatori questa associazione sarebbe dovuta all'aumento di peso piu'
frequente nei soggetti che mangiano fuori.
martedì 12 luglio 2016
Il piede diabetico: perché si manifesta e come prevenirlo.
I numeri sul diabete presentati
durante il 71mo congresso dell'American
Diabetes Association (ADA) svoltosi a San Diego sono quelli di
un'epidemia mondiale: 350 milioni le persone affette da diabete che nel 2030
diventeranno 700 milioni.
Solo in Italia sono 5 milioni i
diabetici e si ipotizza che altri 3 milioni ignorino di esserlo.
È un fenomeno che nelle prossime
24 ore vedrà 55 diabetici diventare ciechi, 120 in dialisi, 230 saranno
sottoposti ad amputazione chirurgica di una gamba a causa delle complicanza
vascolare e 810 perderanno la vita.
Silenziosa perché il diabete non
duole, ti consuma e corrode dall'interno, interessando e degenerando
progressivamente diversi organi e tessuti
Gli esperti sottolineano
l'importanza della prevenzione ed è proprio questo l'argomento del post: laprevenzione
dermatologica nel soggetto diabetico.
Il diabete, infatti, non è solo
una patologia metabolica che comporta un aumento del valore della glicemia nel
sangue ma è responsabile anche di danni degenerativi a livello cutaneo.
Se chiedessi qual è una
complicanza cutanea del diabete, credo che tutti risponderebbero il piede
diabetico, giustamente, ma se chiedessi ancora: perché si manifesta?
A questo punto sorgerebbero i
primi dubbi e i più penserebbero solo ad un fenomeno intrinseco ed inevitabile
della patologia.
I danni del diabete a livello
cutaneo
L'iperglicemia dovuta al diabete
è responsabile di una serie di alterazioni morfologico e funzionali a livello
del derma della cute. Le alterazioni sono dovute ad un danno sia diretto,
indotto dall'iperglicemia stessa, sia indiretto, di tipo degenerativo.
Nel primo caso, l'iperglicemia
induce un'alterazione biochimica del collagene che, a seguito di una
glicosilazione, diventa più resistente e l'organismo più difficilmente riesce a
degradarlo e rimpiazzandolo con uno nuovo.
Da un punto di vista pratico si
assiste ad un progressivo ispessimento e un indurimento del dermache
diviene più compatto e rigido.
Oltre al danno delle fibre
collagene si verificano anche anomalie strutturali e irreversibili a carico
delle fibre elastiche, che tendono a scomparire. La conseguenza pratica è una
perdita di elasticità da parte del derma.
Quindi il derma di un
diabetico si presenta molto compatto, rigido ma poco elastico.
Infine, l'iperglicemia distrugge
le fibre di ancoraggio che servono ad ancorare il derma all'epidermide,
predisponendo di conseguenza l'epidermide all'insorgenza di facili abrasioni
anche dopo una minima sollecitazione meccanica o fisica.
Pertanto, l'epidermide e il
derma della cute di un soggetto diabetico si presentano come due differenti
strutture anatomiche parallele tra loro, attigue ma fisicamente separate o non
ben ancorate l'una all'altra.
E' facile intuire che in questo
modo nelle zone sottoposte a pressione e/o compressione, quale la superficie
plantare, possono comparire dei veri e propri scollamenti sottocutanei e degli
ispessimenti (tilomi) in superficie a livello epidermico.
In poche parole, la cute del
soggetto diabetico ha una scarsa resistenza alle sollecitazioni fisiche e di
conseguenza dove la cute è più sottile si formeranno dopo un minimo sfregamento
delle abrasioni mentre dove è più spessa, come a livello plantare, degli
ispessimenti callosi.
In profondità, però al di sotto
delle ipercheratosi si formeranno al confine tra l'epidermide e il derma dei
veri e propri scollamenti tra i due tessuti.
A tutto questo, bisogna
aggiungere il danno cutaneo indiretto dovuto ad una degenerazione vascolare
indotta sempre dall'iperglicemia e responsabile di un'alterazione
dell'ossigenazione.
Dapprima il flusso sanguigno dei
piccoli vasi e poi lentamente anche quello dei grandi vasi diminuisce a causa
dell'ispessimento progressivo delle pareti vasali, responsabile di un ridotto
lume vasale a livello dei tessuti in generale, cute compresa.
L'ostruzione di questi piccoli
vasi (microangiopatia) oltre alla mancata ossigenazione cutanea induce una
sofferenza a carico delle fibre nervose sensitive, della retina, della
funzionalità renale, ecc.
Le turbe della sudorazione sono
un iniziale segno cutaneo della neuropatia del diabetico e via via che peggiora
la degenerazione dei vasi con interessamento di quelli di calibro
progressivamente maggiore aumenta contemporaneamente la neuropatia con
rilevanti alterazioni a carico della sensibilità e della percezione del dolore.
Il piede diabetico
Tutti i diabetici con
arteriopatia e neuropatia degli arti inferiori sono a rischio di
sviluppare il piede diabetico.
Inizialmente, la perdita della
sensibilità profonda e la diminuzione del trofismo muscolare determinano
un'alterazione della statica della persona che a sua volta favorisce la
comparsa di duroni e calli nelle zone di appoggio e/o sfregamento a livello
plantare.
Sotto i duroni, come accennato
prima, si formano le bolle da attrito, le quali rompendosi si infettano e
difficilmente regrediscono e guariscono spontaneamente a causa dell'alterata
ossigenazione cutanea.
Successivamente si formano degli
ascessi che erompono sulla superficie cutanea (mal perforante) e che in
profondità si estendono fino a poter interessare le ossa, le articolazioni e i
tendini.
Consigli pratici per evitare il
piede diabetico
Ispezionare sistematicamente la
propria pelle alla ricerca di piccole ferite o infezioni, prestando
attenzione soprattutto negli spazi interdigitali e segnalando immediatamente al
proprio dermatologo ogni manifestazione o lesione cutanea sospetta.
In caso di lesioni sospette
evitare assolutamente il «fai da te» per non complicare ulteriormente il quadro
clinico e l'eventuale infezione iniziale.
Prestare attenzione ad evitare i
traumatismi in corrispondenza degli arti inferiori.
Non deambulare a piedi nudi per
evitare escoriazioni o sollecitazioni dirette sulla superficie plantare.
Non indossare scarpe in gomma,
che possono far macerare la pelle, né quelle a punta o con i tacchi alti perché
favoriscono sollecitazioni fisiche e sovraccarichi non fisiologici sulla pianta
del piede.
Indossare calzature comode,
larghe, confortevoli e prive di cuciture interne.
Usare plantari personalizzati di
scarico per correggere eventuali errori di postura che potrebbero
sovraccaricare punti localizzati del piede, favorendo la comparsa di tilomi.
Indossare calze senza cuciture
interne specifiche per diabetici e non elasticizzate.
Lavarsi i piedi con acqua tiepida
(30-35 gradi centigradi) perché una temperatura superiore può far macerare la
pelle e predisporla alle infezioni.
Asciugare accuratamente il piede
e gli spazi interdigitali, evitando di sfregare energicamente.
Applicare quotidianamente e
sistematicamente creme o lozioni idratanti massaggiando delicatamente la
pelle. L'uso sistematico di idratanti ha diversi vantaggi:
idrata la pelle e gli eventuali
indurimenti (ipercheratosi)
facilita l'auto-ispezione della
pelle durante il massaggio
stimola il microcircolo vascolare
Durante l'applicazione della
crema idratante, prestare attenzione agli spazi interdigitali affinché non
rimangano residui di crema non assorbita che potrebbero favorire la macerazione
cutanea e di conseguenza predisporre alle infezioni micotiche e/o batteriche
che, quando presenti, devono essere trattate tempestivamente.
Infine, se sono presenti delle
rilevanti ipercheratosi plantari ridurle con una pietra pomice o limetta
specifica evitando l'applicazione dei callifughi perché potrebbero
essere troppo aggressivi asportando in toto l'epidermide ed esponendo il derma.
lunedì 11 luglio 2016
Tutti i benefici del latte intero: tiene a bada perfino diabete e obesità
Per non diffondere messaggi contraddittori nel campo della nutrizione è importante considerare i cibi nella loro interezza, non come contenitori di singoli nutrienti. A pensarla così è il cardiologo ed epidemiologo statunitense Dariush Mozaffarian, che ha da poco firmato un’importante ricerca che porta alla ribalta uno degli alimenti cardine della nostra dieta, il latte intero, troppo spesso trascurato o sostituito con varietà di origine vegetale per via del suo elevato contenuto di grassi. Nello studio apparso sulla rivista Circulation, Mozaffarian, assieme ai colleghi della Harvard School of Public Health e della Tufts University di Boston, ha presoin esame un campione di oltre 3 mila pazienti per 15 anni, analizzando a più riprese la presenza nel loro sangue di tre acidi grassi derivati da prodotti caseari. Continua a leggere qui.
venerdì 8 luglio 2016
Le regole per una vacanza sicura
Chi ha il diabete cosa deve mettere in valigia per una vacanza sicura? Cosa fare prima di partire? E se una persona che convive con il diabete deve prendere l’aereo? Ecco alcune precauzioni per gestire la patologia anche lontano da casa, soprattutto se si sceglie di viaggiare da soli del dottor Cesare Berra, responsabile della Sezione Malattie Metaboliche dell’ospedale Humanitas.
Prima di partire, una visita dal medico che prescriverà i farmaci necessari per il diabete. Non rinunciare a una visita dal proprio medico di base o diabetologo di fiducia. Il personale sanitario prescriverà i farmaci necessari per il trattamento del diabete e in relazione anche alla meta vacanziera prevista, potrà fornire utili suggerimenti sulle precauzioni da effettuare. Continua a leggere qui.
Prima di partire, una visita dal medico che prescriverà i farmaci necessari per il diabete. Non rinunciare a una visita dal proprio medico di base o diabetologo di fiducia. Il personale sanitario prescriverà i farmaci necessari per il trattamento del diabete e in relazione anche alla meta vacanziera prevista, potrà fornire utili suggerimenti sulle precauzioni da effettuare. Continua a leggere qui.
venerdì 1 luglio 2016
L’ipotiroidismo è un fattore di rischio per lo sviluppo del diabete
Tiroide e diabete vanno a braccetto. L’ipotiroidismo
lieve, anche in assenza di sintomi, aumenta del 13 per cento la probabilità di
sviluppare diabete di tipo 2. Il rischio aumenta fino al 40 per cento in
persone con ridotta funzionalità tiroidea e già affette da pre-diabete. Lo ha
dimostrato uno studio presentato al recente congresso dell’Endocrine Society a
Boston.
I risultati derivano da una ricerca condotta su 8.452
persone con età media di 65 anni partecipanti al Rotterdam Study, un ampio studio
che dal 1990 ha coinvolto 14.926 cittadini over 55 a Rotterdam, nei Paesi
Bassi. Lo scopo è quello di identificare i fattori di rischio e le cause di
malattie presenti nella popolazione anziana, quali malattie cardiovascolari,
endocrine, epatiche, neurologiche, psichiatriche. Durante gli 8 anni di
follow-up, degli 8.452 partecipanti 1.100 hanno sviluppato un pre-diabete e 798
un diabete di tipo 2, mostrando un maggiore rischio di sviluppare la patologia
diabetica in presenza di alti valori di Tsh.
«Questo studio mostra chiaramente - spiega Roberto Vettor, Direttore della Clinica
Medica 3 e del Centro per lo Studio e per la Terapia Integrata dell'Obesità
Laboratorio Endocrino-Metabolico Università di Padova - l’influenza non solo di
un ridotto funzionamento tiroideo ma anche di una funzionalità tiroidea al
limite inferiore della normalità sull’incidenza di pre-diabete e diabete di
tipo 2». Questo legame tra le due malattie endocrine più diffuse non può venire
ignorato dalle politiche di prevenzione.
«L’insieme di questi dati - commenta Vettor - ci
suggerisce l’importanza di effettuare in tutti i pazienti con diabete uno
screening per la funzionalità tiroidea. Alla luce dei recenti risultati emersi
dal Rotterdam study un test di screening di funzionalità tiroidea dovrebbe
essere proposto nelle persone con pre-diabete».
http://www.healthdesk.it/ricerca/ipotiroidismo-fattore-rischio-sviluppo-diabete
martedì 28 giugno 2016
Rischio cuore e diabete 'ereditato' da un bambino su tre
Per un bambino su tre c'è il rischio "elevato" di 'ereditare', da genitori e nonni, problemi cardiometabolici come diabete, colesterolo alto e altri disturbi. E' il risultato di uno studio condotto da epidemiologi olandesi. La ricerca è partita da un campione di circa 4mila bambini. Per 1500 di loro gli studiosi hanno preso informazioni sullo stato di salute delle due generazioni precedenti, sempre in merito ai problemi oggetto dell'indagine. I piccoli sono stati divisi in gruppi per livello di "familiarità" con i disturbi cardiometabolici (in base alle diverse condizioni degli ascendenti).
Gli esperti sono arrivati alla conclusione che i piccoli con "forte familiarità" hanno un rischio maggiore di soffrire di colesterolo alto, glicemia alta e diabete già a 12 anni, indipendentemente dal peso corporeo. Sempre per familiarità, un bambino su tre è risultato a rischio colesterolo alto e diabete. Gli studiosi spiegano che il 'peso' degli ascendenti sulla salute dei bambini ha, molto probabilmente, una natura sia genetica sia legata agli stili di vita.
venerdì 24 giugno 2016
L'olio extravergine di oliva aiuta a combattere il diabete
Una dieta a più elevato contenuto di grassi monoinsaturi
può avere un effetto favorevole sulla glicemia
L'olio extravergine di oliva aiuta a combattere il
diabete
Una dieta a più elevato contenuto di grassi monoinsaturi
può avere un effetto favorevole sulla glicemia
Fa bene, è sano, è uno degli ingredienti base della dieta
mediterranea e fa bene alla salute: è l'olio extravergine di oliva che, non
ha caso, nell'Antica Grecia era definito come alimento-medicamento
Tra i tanti benefici che l'olio extravergine di oliva possiede, infatti,
c'è la sua funzione di alleato contro le complicazioni del diabete, perché
tiene a bada i picchi di glicemia (concentrazione di zucchero nel sangue e
nelle urine) che possono verificarsi dopo i pasti, soprattutto quelli che
contengono molti carboidrati.
Uno studio condotto dai ricercatori dell'Azienda
ospedaliera universitaria Federico II di Napoli su pazienti affetti da diabete,
pubblicato sulla rivista Diabetes Care, ha dimostrato che aggiungere l'olio
extravergine agli alimenti riduce le impennate post-prandiali della glicemia e
può contribuire a proteggere i pazienti dalle complicazioni cardiovascolari e
microvascolari del diabete. Una dieta a più elevato contenuto di grassi
monoinsaturi - di cui l'extravergine è ricco - può avere dunque un effetto
favorevole sulla glicemia.
A sostenerlo, tra i produttori italiani certificati, c'è
anche Sagra:
"Contrariamente alle tipiche indicazioni dietetiche
consigliate ai pazienti effetti da diabete di tipo II, che prevedono un aumento
dell’apporto di carboidrati complessi e di fibre e una diminuzione dei grassi,
recenti studi hanno evidenziato un possibile effetto favorevole sulla
glicemia di una dieta a più elevato contenuto di grassi totali, grazie ad un
aumento degli acidi grassi monoinsaturi e da una contemporanea riduzione degli
acidi grassi saturi: queste caratteristiche sono tipiche della dieta mediterranea,
all’interno della quale l’olio di oliva rappresenta la fonte principale dei
grassi alimentari. Per queste ragioni l’olio extra vergine di oliva,
estremamente ricco di acidi grassi monoinsaturi, può avere effetti
benefici per il trattamento dell’insulinoresistenza, generalmente associata ad
obesità addominale."
giovedì 23 giugno 2016
Marito infelice? Fa bene alla salute! Meno rischio diabete
Se vostra moglie vi rende la vita particolarmente difficile, non disperate: fa bene alla salute! Almeno secondo quanto è emerso da una ricerca della Michigan State University e pubblicata sulla rivista Journals of Gerontology: Social Sciences. Numeri alla mano: i mariti che vivono relazioni tumultuose e non molto felici hanno meno probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2. E addirittura lo controllano meglio se ne sono già affetti. Utilizzando i dati del National Social Life, Health and Aging Project i ricercatori hanno analizzato i risultati di un sondaggio su 1.228 intervistati sposati nel corso di cinque anni. I partecipanti avevano tra i 57 e gli 85 anni quando hanno cominciato e 389 hanno sviluppato il diabete alla fine dello studio. Andando ad approfondire il rapporto tra la qualità del matrimonio e il rischio di diabete, la scoperta più sorprendente è stata che per gli uomini una diminuzione della qualità del matrimonio riduceva il rischio di sviluppare il diabete e aumentava le chance di gestione corretta della malattia. Continua a leggere qui.
martedì 21 giugno 2016
Se la tiroide funziona male aumenta il rischio di diabete
Avere un deficit anche lieve
di ormoni tiroidei fa crescere del 13 per cento la probabilità di sviluppare il
diabete, addirittura del 40 per cento in chi già soffre di pre-diabete
Se si soffre di ipotiroidismo,
anche non troppo evidente, il pericolo di ammalarsi di diabete di tipo 2 cresce
del 13 per cento in chi non ha problemi nel metabolismo degli zuccheri, fino al
40 per cento in chi già ha la glicemia al limite. Lo dimostra uno studio
presentato all'ultimo congresso della Endocrine Society statunitense che suggerisce di sottoporre
a uno screening per gli ormoni tiroidei tutti i pazienti con pre-diabete.
Studio ampio
I dati arrivano da un'ampia
indagine condotta su poco meno di 8.500 partecipanti del Rotterdam Study, uno
studio olandese di popolazione che include persone over 45 con una media di 65
anni: gli autori hanno sottoposto i volontari a un esame del sangue per misurare
glicemia e ormoni tiroidei, ripetendo il test ogni due o tre anni e seguendoli
in media per circa otto anni. Nel corso del tempo 1.100 persone hanno
sviluppato un pre-diabete, 798 un diabete vero e proprio; ebbene, i dati
mostrano che il rischio di diventare diabetici era superiore del 13 per cento
in chi all'inizio aveva la glicemia normale ma una funzione tiroidea un po'
deficitaria. Questo è risultato vero anche per chi aveva gli ormoni della
tiroide soltanto di poco inferiori alla norma, ma l'effetto più evidente si è
registrato in chi partiva da una condizione di pre-diabete: in questo caso la
probabilità di un diabete conclamato saliva del 40 per cento, di nuovo anche
per chi non si trovava in una condizione di chiaro ipotiroidismo ma aveva gli
ormoni tiroidei che scarseggiavano solo di poco.
Metabolismo e ormoni
«La tiroide e i suoi ormoni
sono fondamentali per la regolazione del metabolismo - spiega Layal Chaker
dell'Erasmus Medical Center di Rotterdam, coordinatore dell'indagine -.
L'ipotiroidismo favorisce l'incremento di peso e in passato si è verificato un
legame fra la carenza di ormoni tiroidei e una ridotta sensibilità
all'insulina, anche questa coinvolta nello sviluppo del diabete. I nostri dati
mostrano che anche chi ha gli ormoni quasi nella norma, solo di poco
deficitari, è a più alto rischio di manifestare la malattia: questo implica che
sarebbe probabilmente opportuno sottoporre a uno screening per dosare gli
ormoni tiroidei tutti i soggetti con pre-diabete e viceversa. Resta da capire tuttavia
se una diagnosi precoce e il relativo trattamento di un ipotiroidismo
sub-clinico, senza sintomi, possa essere vantaggioso in soggetti a rischio di
diabete e possa scongiurare la comparsa del problema: serviranno ulteriori
indagini per accertarlo».
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