giovedì 17 dicembre 2015

Saltare la colazione fa aumentare la glicemia

colazione_tavolo01Colazione sì, colazione no. Mentre alcune ricerche sostengono che il digiuno potrebbe avere effetti salutari, la maggioranza degli studi afferma invece che saltare il pasto più importante della giornata può avere gravi conseguenze: non solo porta all’obesità e a una maggiore insorgenza di problemi cardiovascolari, ma mette anche a repentaglio la salute dei diabetici.
Uno studio pubblicato sulla rivista Diabes Care e condotto al Wolfson Medical Center's Diabetes Unit dell’Università di Gerusalemme e alla Lund University in Svezia ha dimostrato che nei soggetti affetti da diabete alimentare (cioè di tipo 2, insulino-resistente) non fare colazione e rimanere a stomaco vuoto fino all’ora di pranzo fa impennare la glicemia dopo i pasti e diminuisce la risposta insulinica per tutto il resto della giornata. Continua a leggere qui.

mercoledì 9 dicembre 2015

Diabete e Alimentazione, ecco alcuni consigli utili a tavola


Chi l’avrebbe mai detto che il grande pugile Primo Carnera era un diabetico. E, come lui, il nuotatore campione olimpico Gary Hall. O uno dei pittori più importanti della fine dell’Ottocento, Paul Cézanne. Il diabete è la più comune tra le malattie metaboliche. L’organismo non riesce a metabolizzare in maniera corretta i carboidrati, a causa dell’insufficiente produzione di insulina da parte del pancreas.
Ne esistono diverse forme: il diabete insulino-dipendente o di tipo 1 (le cellule beta del pancreas che producono insulina sono distrutte completamente da un processo di auto-immunità), il diabete non insulino-dipendente o di tipo 2 (la produzione di insulina da parte delle cellule beta è presente ma è inadeguata al fabbisogno, aumentato a causa del sovrappeso), il diabete secondario a malattie pancreatiche (anche le beta cellule sono coinvolte dal processo patologico), ad alterazioni ormonali, indotto da farmaci o sostanze chimiche e ad anomalie dei recettori insulinici e il diabete mellito gestazionale, che insorge nella donna in dolce attesa. Continua a leggere qui.

martedì 1 dicembre 2015

Siesta oltre 40′, rischio diabete

Siesta oltre 40′, rischio diabeteCi avevano già detto che un po’ di riposo dopo pranzo ci sta bene. Ma non più di 40 minuti, mi raccomando, altrimenti si rischia il diabete di tipo 2. L’avvertimento arriva da uno studio presentato al 51esimo Congresso dell’Associazione europea per lo studio di diabete (Easd) di Stoccolma. Se il pisolino supera la fatidica soglia di un’ora, il rischio di ammalarsi di diabete aumenta addirittura del 46 per cento.
La ricerca è stata condotta dal giapponese Tomohide Yamada, dell’università di Tokyo, ed è in realtà una revisione di più di 680 ricerche, pubblicate dal novembre 2014 e inserite poi nel database di Medline, Cochrane Library e Web of Sciences. Dieci di questi lavori rispondevano ai requisiti richiesti, condotti tra Europa, Asia e Usa e che hanno coinvolto 260 mila soggetti. Ebbene, è emerso che la sonnolenza diurna è associata a un 56 per cento di diabete di tipo 2. Continua a leggere qui.

venerdì 27 novembre 2015

Il diabete si cura con l'extravergine? Lo dice uno studio

Il diabete si cura con l'extravergine? Lo dice uno studioUno studio pubblicato su Nutrition & Diabetes mette in evidenza gli effetti dell’olio extravergine d’oliva, proveniente da una particolare area geografica (zona collinare della provincia di Viterbo), nella prevenzione e nella cura del diabete.
Dalla ricerca emerge che l’extravergine di oliva si comporta come un antidiabetico orale con un meccanismo simile ai farmaci di nuova generazione, le incretine (ormoni naturali prodotti a livello gastrointestinale che riducono il livello della glicemia nel sangue).  Nella ricerca condotta al Policlinico Umberto I Sapienza Università di Roma è stato analizzato il profilo glucidico e lipidico di 25 soggetti sani sperimentando la somministrazione di una dose di 10 grammi di olio d’oliva in un pasto con tipico cibo mediterraneo. Continua a leggere qui.

martedì 3 novembre 2015

Il diabete e il rischio dermatite atopica

http://www.eucerin.it/~/media/Eucerin/local/it/skin-concerns/atopic-dermatitis/body/EUCERIN-INT-SC-atopic-dermatitis-body-05.jpg?mw=545Uno studio pubblicato sulla rivista British Journal of Dermatology e condotto presso l’università di Taiwan ha evidenziato la maggiore prevalenza di dermatite atopica nei pazienti affetti da diabete di tipo1, ovvero quello insulino dipendente, quando diagnosticato già dall’infanzia.
Nello studio sono stati analizzati i dati relativi a 3386 pazienti con diagnosi di diabete di tipo 1 effettuata fra il 1998 e il 2011 e 12725 controlli, nessuno con diagnosi di diabete, ma paragonabili ai pazienti con diabete per sesso e età. Continua a leggere qui.

lunedì 26 ottobre 2015

Un bicchiere di vino rosso a sera migliora il diabete

Un bicchiere di vino rosso a sera migliora il diabeteUn bicchiere di vino rosso ogni sera può migliorare la salute cardiovascolare delle persone con diabete di tipo 2, aiutandole anche a gestire il colesterolo. Non solo, il vino , sia bianco che rosso, può migliorare il controllo degli zuccheri nel sangue, un fenomeno osservato però solo in chi metabolizza l'alcol lentamente.
E' quanto emerge da uno studio guidato dall'università Ben-Gurion del Negev, in Israele. Gli studiosi hanno analizzato 224 pazienti con diabete di età compresa tra 45 e 75 anni, che generalmente non bevevano alcol, ad alcuni dei quali è stato chiesto di iniziare e bere moderatamente vino nell'ambito di una dieta sana. Continua a leggere qui.

domenica 18 ottobre 2015

Il cerotto insulina-intelligente: una svolta per chi soffre di diabete

Per coloro che soffrono di diabete, le iniezioni di insulina possono essere un processo doloroso e ‘impreciso’ per mantenere i livelli di zucchero nel sangue sotto controllo. Finalmente, un nuovo cerotto “insulina-intelligente” può mettere fine a queste iniezioni dolorose e può rivoluzionare il modo in cui i diabetici mantengono i loro livelli di zucchero nel sangue sotto controllo.
Il cerotto, creato da ricercatori della University of North Carolina e NC State, è un quadrato sottile ricoperto da oltre 100 piccoli aghi. Secondo i ricercatori, il cerotto è veloce da applicare, è semplice da usare ed è realizzato con materiali bio-compatibili. Continua a leggere qui.

martedì 6 ottobre 2015

Diabete in gravidanza: più rischi se si aspetta un maschio

Diabete in gravidanza: più rischi se si aspetta un maschioIl sesso di un bambino non ancora nato può influenzare il rischio della madre di sviluppare il diabete gestazionale o quello di tipo 2: aumenta il pericolo se la mamma aspetta un maschio. A dichiararlo è un nuovo studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism e realizzato dall’Università di Toronto con una grande ricerca che ha coinvolto ben 643mila donne, che hanno partorito il loro primogenito tra l’aprile del 2000 e il  marzo del 2010.
Nella ricerca sono stati analizzati i tassi di casi di diabete e, oltre ad aver scoperto che le donne che aspettano un maschietto hanno maggiori probabilità di sviluppare il diabete gestazionale, gli esperti hanno anche messo in evidenza che le donne in cui si manifesta la malattia pur aspettando una femmina sono poi a più alto rischio di diagnosi di diabete di tipo 2 dopo la gravidanza. Continua a leggere qui.

venerdì 2 ottobre 2015

Positivo all'alcoltest, il medico: «Colpa del diabete»

«Il diabete può alterare l’alcol test», scrive il medico. E il giudice riconsegna la patente all’ingegnere sessantenne sanzionato dai carabinieri. Il giudice di Pace Fabio Curatola ha preso atto del parere medico e, ancora prima di emettere il verdetto, ha dissequestrato l’auto e concesso al denunciato, che soffre della patologia, di rimettersi al volante. Un provvedimento sui generis, mai adottato nel palazzo di giustizia spezzino. Un paio di casi simili risultano in Abruzzo e Umbria. E’ una questione scientifica per il medico legale Milena Sommovigo, consulente del professionista spezzino.
«Il diabete porta alla produzione di corpi chetonici, i quali possono essere convertiti dal fegato in isopropanolo che, essendo alcol, viene rivelato dall’etilometro determinando un falso positivo». Continua a leggere qui.

mercoledì 23 settembre 2015

Diabete? Ecco il succo che fa per voi

Come tutti sanno, il diabete è una malattia cronica che si presenta quando il corpo non è in grado di regolare i livelli di zucchero nel sangue. Questa malattia può essere scatenata da molteplici cause, tra le quali si includono il fattore genetico, l’obesità, lo stress, una cattiva alimentazione, altre malattie, un’operazione chirurgica, alcuni farmaci oppure virus.L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che compie la funzione di regolare i livelli di zucchero nel sangue. Il diabete si presenta quando il corpo produce poca insulina, crea resistenza alla stessa o in entrambi i casi. Continua a leggere qui.

venerdì 18 settembre 2015

La curcuma un aiuto contro diabete e obesità


Aggiungere curcumina a un regime dietetico corretto migliora dal 20 al 40% i valori di alcuni parametri ematici associati a diabete e obesita’, come l’emoglobina glicata, trigliceridi, colesterolo e intereluchina 6.
A dimostrarlo sono i primi risultati di uno studio italiano illustrato all’Expo da Rolando Alessio Bolognino, docente del master in Scienze della Nutrizione e Dietetica Clinica dell’Universita’ La Sapienza e responsabile del servizio Nutrizione Preventiva del Presidio Prevenzione Oncologica SIRP. Continua a leggere qui.

lunedì 14 settembre 2015

Il diabete si può prevenire nell’adolescenza

GiovaniUno studio britannico ha dimostrato che l’attività fisica durante l’adolescenza provoca benefici effetti sulla resistenza all’insulina.
L’inizio dell’adolescenza è una fascia di età importante per agire contro il diabete, dice lo studio. Infatti, fare attività fisica nella prima adolescenza non solo porta vantaggi immediati ma nel lungo periodo riduce il rischio di sviluppare il diabete.
Lo studio pubblicato sulla rivista `Diabetologia` e condotto nell’Università di Exeter (Inghilterra) ha trovato che, mentre lo sport ha un grande impatto positivo sulla salute degli adolescenti a 13 anni, non influenza la resistenza all’insulina a 16 anni. Continua a leggere qui.

venerdì 11 settembre 2015

Medicina: dai batteri dell’intestino una protezione contro il diabete tipo 1

I batteri dell’intestino sono le nostre guardie del corpo anche contro il diabete di tipo 1. Il microbiota intestinale (il sistema formato dai numerosi microrganismi che lo popolano) avrebbe infatti un ruolo di protettivo, attraverso il sistema immunitario, nello sviluppo della malattia. Lo indica uno studio realizzato da ricercatori francesi, cinesi e svedesi, pubblicato su ‘Immunity’, e che potrebbe aiutare a mettere a punto una nuova strategia di cura. Il microbiota, unico per ciascuna persona come un’impronta digitale, ha numerose funzioni che vanno dall’influenza sull’umore ai desideri alimentari, fino allo sviluppo delle allergie e al sostegno del sistema immunitario. Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune: nelle persone colpite le cellule del sistema immunitario attaccano le cellule beta del pancreas, fondamentali per la produzione dell’insulina. Continua a leggere qui.

mercoledì 9 settembre 2015

Diabete di tipo 1, a segnalarlo pensano i cani di famiglia

cani diabete tipo 1Spesso vengono trattati come veri e propri membri della famiglia, e proprio come tali i cani possono contribuire alla gestione dei problemi quotidiani, incluso aiutare chi fra i suoi famigliari deve convivere con il diabete di tipo 1.
Così come esistono i cani “scova-tumore”, il migliore amico a quattro zampe dell'uomo può infatti anche avvertire le variazioni di zucchero nel sangue, tanto che oggi alcuni centri di addestramento offrono percorsi proprio per insegnare al cane di famiglia a segnalare una situazione di ipoglicemia o di iperglicemia. Continua a leggere qui.

lunedì 3 agosto 2015

Occhio all’indice glicemico dei cibi!

http://www.humanitasalute.it/wp-content/uploads/2015/06/indice_glicemico-280x220.jpgChi è affetto da diabete non deve mai perdere di vista l’indice glicemico, cioè Il valore che indica la velocità di crescita della glicemia dopo il consumo di una certa porzione di un determinato alimento. Esso deve essere sempre tenuto sotto controllo attraverso una dieta adatta, come sottolinea il dottor Italo Nosari, responsabile dell’Ambulatorio di Diabetologia di Humanitas Gavazzeni.
Che cos’è, nello specifico, l’indice glicemico?
«L’indice glicemico è un valore che indica la capacità di un alimento di far aumentare la glicemia. Un indice glicemico alto indica una crescita veloce della glicemia».

Perché chi è affetto da diabete deve tenere sotto controllo l’indice glicemico?
«Chi soffre di diabete deve evitare aumenti repentini di glicemia. Tenere sotto controllo l’indice glicemico significa valutare quali alimenti possano essere assunti senza incorrere nei problemi che possono essere generati da questo innalzamento. Se vedo che un certo cibo mi provoca un aumento importante della glicemia, in futuro lo eviterò o ridurrò la quantità che ne assumo ». Continua a leggere qui.

martedì 28 luglio 2015

Diabete di tipo uno, tanto stress e paura per i malati

http://www.corriere.it/methode_image/2015/05/27/Salute/Foto%20Salute/MILANO_20080520_CORSERA_9_0-593x443.jpg?v=20150609101124Sono circa 18mila nel nostro Paese i bambini e gli adolescenti con diabete di tipo uno, in continuo aumento. I malati, fra giovanissimi e adulti, sono circa 300mila e devono fronteggiare non soltanto la gestione quotidiana di una patologia che non ammette “dimenticanze” nella terapia, ma soprattutto le ansie, lo stress e le paure che il diabete comporta. Lo dimostrano i dati presentati di recente a Roma per il primo Italian Barometer Diabetes Paediatric Forum, organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, Università di Roma Tor Vergata e Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica.
Una malattia in aumento
Il diabete di tipo uno è la forma che compare in genere da giovanissimi, nella quale la produzione di insulina da parte del pancreas è azzerata e deve essere rimpiazzata con la somministrazione regolare dell’ormone attraverso iniezioni, da quattro a sei volte al giorno, o con un microinfusore. Continua a leggere qui.

mercoledì 22 luglio 2015

Diabete. In Italia 1,5 mln di pazienti abbandonano cure. Gli esperti: “Troppe pillole al giorno”

http://www.quotidianosanita.it/img_prima/front2964173.jpgNon basta che sia efficace e sicura. Serve anche che abbia pochi effetti collaterali, che sia comoda e da somministrare poche volte al mese, in modo semplice, sempre pronta all’uso, invisibile, indolore. Un ‘click’ silenzioso, anonimo, che tolga dall’imbarazzo chi si trova costretto ad iniziare la cura e che aiuti colui che la sta seguendo, spesso male, da anni, a gestirla al meglio. Questa è la richiesta e la speranza dei tre milioni di malati di diabete di tipo 2 ma anche dalle migliaia di medici specialisti che in questo modo potrebbero gestirli ancora meglio, certi di una maggiore probabilità di successo terapeutico e di una piena accettazione di una cura per una malattia che resta comunque cronica. Invece oggi accade che, dei circa 2 milioni di diabetici in terapia con ipoglicemizzanti orali (a volte 2, 3 pillole al giorno), il 70 per cento la abbandona, mettendo in pericolo la propria salute. Senza contare gli 800 mila pazienti in cura con insulina, di cui oltre la metà ‘dimentica’ la dose giornaliera una o più volte a settimana, compromettendo di fatto la possibilità di controllare efficacemente il metabolismo del glucosio. Continua a leggere qui.

giovedì 16 luglio 2015

Da una ricerca rivoluzionaria una speranza di cura per il diabete

http://www.meteoweb.eu/wp-content/uploads/timthumb.php?src=http://www.meteoweb.eu/wp-content/uploads/2013/10/DIABETE-COPERTINA-Copia.png&q=80&w=644&zc=1Grazie ai risultati di una rivoluzionaria ricerca condotta dalla Fondazione D’Amico per la Ricerca sulle Malattie Renali, pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Pathology e presentata a Milano dal professor Giuseppe D’Amico, artefice e presidente della Fondazione, “si apre la speranza concreta di poter finalmente combattere e sconfiggere la nefropatia diabetica e altre malattie del glomerulo renale sinora incurabili”. I malati di diabete in tutto il mondo sono piu’ di 300 milioni e crescono di anno in anno. La forma piu’ diffusa e’ il diabete “di tipo 2″, detto anche diabete mellito, causato principalmente dall’obesita': si calcola che entro il 2020 piu’ di 100 milioni di persone saranno affette da questa grave complicanza, che distrugge completamente la funzione renale e richiede per i malati la dialisi a tempo indeterminato o il trapianto di reni. La ricerca per la cura di questo tipo di malattie e’ partita da una intuizione, in seguito provata sperimentalmente, della dottoressa Maria Pia Rastaldi, coordinatrice del team di ricerca della Fondazione D’Amico. Continua a leggere qui.

venerdì 10 luglio 2015

Diabete e piorrea, il video-denuncia sull’abuso di Coca Cola e altre bibite gassate

http://www.blitzquotidiano.it/wp/wp/wp-content/uploads/2015/06/coca_cola_spot_diabete-300x168.png«Vorrei insegnare al mondo a cantare in perfetta armonia…Vorrei comprare al mondo una Coca e fargli compagnia..È proprio vero, una Coca è quello che il mondo oggi vuole». Era il 1971 quando su una collina poco fuori da Roma fu girato “Hilltop”: 200 giovani, provenienti da tutto il mondo, con in mano una bottiglia gelata di Coca Cola, cantavano di pace, amore e fratellanza in “I'd Like to Buy the World a Coke". Lo spot, ideato da Bill Backer, direttore creativo di McCann-Erickson, l’agenzia pubblicitaria della bibita più famosa al mondo, ebbe un successo clamoroso entrando a far parte della storia della pubblicità.
Ora a 44 anni di distanza, gli attivisti del CSPI (Centre for Science in the Public Interest), associazione americana no-profit che si occupa di salute e alimentazione, hanno prodotto “Change the Tune”, remake della celebre pubblicità, per denunciare i danni alla salute causati dal consumo eccessivo di bibite gassate chiamando a raccolta gli stessi protagonisti di allora. Guarda il video qui.

sabato 4 luglio 2015

Un milione di Italiani non sa di avere il diabete!


Sono 382 milioni i malati di diabete mellito di tipo 2 nel mondo, saliranno a 592 milioni nel 2035, con un aumento del +55%. È il dato emerso dal convegno «Prendersi cura del cittadino con patologia cronica: risultati e prospettive», organizzato a Genova a Palazzo Ducale da Anci Liguria, Federsanità e Fiaso. 
«Sono 3 milioni le persone affette da diabete oggi in Italia, un milione di persone pur avendo la malattia non ne ha coscienza - sottolinea il presidente nazionale di Federsanita’ Servizi Maurizio Dore -. Il diabete di tipo 2 riduce l’aspettativa di vita in Italia da 5 a 10 anni. Più l’età media della popolazione italiana invecchia, più avremo persone affette da diabete di tipo 2, con l’aumento del rischio di patologie concomitanti». 
Continua a leggere qui.

martedì 23 giugno 2015






Il 29 Giugno dalle 9.00 alle 13.00, presso la Farmacia Danile giornata del Diabete.
Impara a difenderti!
Test gratuiti della glicemia a tutti gli interessati, con misurazione del BMI (indice di massa corporea) e della pressione arteriosa.

Giornata del Diabete 

sabato 9 maggio 2015

il diabete: cibi sì e cibi no

 Controllare l'alimentazione è fondamentale per chi soffre di diabete. Scopri cosa mangiare e cosa evitare, grazie ai consigli dell'esperta
Il diabete è una patologia in continua crescita. Secondo recenti dati dell'OMS, le persone che nel mondo soffrono di diabete sono sempre più numerose. A questo preoccupante numero, però, vanno aggiunti anche coloro che non sanno di esserne affetti.
La patologia più diffusa è il diabete di tipo 2: soprattutto in questi casi, l'alimentazione gioca un ruolo fondamentale poiché funziona anche come strumento di terapia. Ma cosa dovrebbe mangiare chi soffre di diabete? L'alimentazione ideale è quella che predilige legumi, frutta, verdura e cereali integrali.
Con i consigli della dott.ssa Francesca Noli, biologa nutrizionista, abbiamo individuato alcune semplici scelte alimentari corrette e altre, invece, da evitare.

Lenticchie, ceci, fagioli
Uno degli alimenti che non dovrebbero mai mancare sulla tavola di chi soffre di diabete (ma non solo), sono ilegumi. Si tratta, infatti, di un supercibo in grado di apportare numerosi benefici al nostro organismo.

I legumi infatti, grazie all'elevato contenuto di fibra solubile, aiutano a tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue.
Quindi, portare in tavola lenticchie, piselli, ceci e fagiolidue-tre volte a settimana è, senza dubbio, una scelta salutare. «Inoltre, sempre la presenza dellefibre aumenta il senso di sazietà» specifica la dott.ssa Noli. Tutto ciò è di aiuto per evitare attacchi di fame e abbuffate varie responsabili dell'aumento di peso.

Benefici colori
Frutta e verdura non dovrebbero mai mancare all'interno di una dieta varia ed equilibrata. I vegetaliassumono un ruolo di rilievo anche nell'alimentazione deidiabetici poiché aiutano a controllare l'assorbimento degli zuccheri nel sangue. L'ideale è consumarecinque porzioni di vegetali al giorno, variando il più possibile "colore" e tipologia.
Per quanto riguarda leverdure, queste non dovrebbero mai mancare all'interno di ciascun pasto (sia a pranzo sia a cena). «Frutta e verdura sono benefiche per chi soffre di diabete. La fibra, infatti, tiene sotto controllo i valori di glucosio, aumenta il livello di sazietà e aiuta, così, a tornare al peso forma» specifica l'esperta. «Il sovrappeso, infatti, spesso si associa al diabete. Diciamo che chi è sovrappeso oppure obeso, ha maggiori probabilità di soffrire di diabete» conclude la dott.ssa Noli.

Pane e pasta integrali
Chi soffre di diabetedovrebbe prediligere i carboidrati complessi, contenuti nei cerealipreferibilmenteintegrali.
Quindi, via libera a pasta o riso integraleconditi con verdure e legumi, irrorati con un filo di olio EVO a crudo. Primi piatti a base di cereali integrali, arricchiti con sughi diverdure, garantiscono un ottimo apporto difibre, con benefiche ripercussioni sulla salute (glucosio e grassi sotto controllo, maggior sazietà).
«La dieta mediterranea (ricca di frutta, verdura, pesce e cereali integrali) si rende quindi adatta anche all'alimentazione del diabetico» specifica la dott.ssa Noli.
Non solo pasta, pane e riso integrali: per variare la dieta, si possono alternare appaganti pastasciutte a gustosi piatti unici a base di cereali e legumi come, ad esempio, kamut e lenticchie o, ancora, cous cous di farro, piselli e verdure.

Attenzione a ciò che bevi
Non solo cibo, se bisogna tenere sotto controllo la glicemia è necessario fare attenzione anche a ciò che si beve. Per esempio, chi soffre di diabete dovrebbe evitare il consumo dibevande zuccherate, quali: cola, aranciate, gazzose, succhi di frutta e cocktail vari.
Si tratta, infatti, di vere e proprie "bombe zuccherine" che innalzano rapidamente la glicemia. «Inoltre, le bevande zuccherate apportano le caloriecosiddette "vuote", cioè prive di nutrimento» afferma la dott.ssa Francesca Noli.
Attenzione anche allo zucchero nascosto e ben camuffato: contenuto, ad esempio, infrutta sciroppata e snack dolci.

Prediligi i cibi a bassa densità energetica
Tra i cibi da evitare, per scongiurare picchi diglicemia, vi sono tutti quegli alimenti aelevata densità calorica. «Gli alimenti con un elevato contenuto in grassi ezuccheri semplici, ma con un basso contenuto in acqua apportano in genere molta energia in poco volume. Sono gli alimenti ad alta densità energetica come una fetta di torta al cioccolato o untramezzino con maionese o, ancora, gli insaccati» spiega la dott.ssa Noli.
«Gli alimenti ricchi in acqua e fibre come frutta, verdura e cereali integraliapportano invece poche calorie in un grande volume e sono definiti a bassa densità energetica» aggiunge la dott.ssa Noli.
inoltre, come spiega l'esperta: «Lo stomaco è “ingannato” dal volume del cibo e, quindi, cibi o preparazioni che hanno una bassa densità energetica hanno un maggior potere saziante». Un esempio: primi piatti a base di cereali integrali, legumi e verdure. Un menu-sazietà indicato anche per chi deve dimagrire e ricordiamo che il sovrappeso è spesso associato al diabete.

Un bicchiere di vino al giorno
L'alcol, se si soffre didiabete o se si è insovrappeso, andrebbe evitato. Se, ogni tanto, ci si vuol concedere unbicchiere di vino è opportuno tenere d'occhio le dosi concesse.
«Una moderata introduzione di alcol, fino a 10 g/die per le donne (una porzione) e 20 g/die per gli uomini (due porzioni), è accettabile» specifica la dott.ssa Francesca Noli.
Chi soffre di diabete, infine, dovrebbe invece evitare del tutto bevande come i cocktail a base di superalcolici. Lo stesso discorso vale per i mix analcolici, ricchissimi di zuccheri 


mercoledì 6 maggio 2015

Le fragole allontanano diabete e infarti

Le fragole prevengono problemi cardiaci e diabete, lo dimostrano due nuovi studi. Un' ottima notizia per iniziare la bella stagione.
Due nuovi studi hanno dimostrato che mangiare fragole tutti i giorni può ridurre i rischi per il cuore e l'insorgere del diabete, due disturbi cronici molto diffusi al giorno d'oggi.
Questi sudi hanno scoperto una relazione tra l'assunzione di fragole e l'abbassamento dei livelli di resistenza all'insulina, l'abbassamento del colesterolo e anche delle infiammazioni: tutti fattori che accrescono il rischio di diabete e problemi cardiaci. Secondo il primo studio, siamo di fronte a un passo avanti per la prevenzione del diabete di tipo 2. Quando gli adulti obesi presi in esame consumavano bevande contenenti fragole, il livello di insulina nel sangue si riduceva in maniera significativa. Gli stessi individui mostravano una decrescita del livello di colesterolo cattivo e una riduzione del IL-6, una proteina che è uno dei più importanti mediatori della febbre e delle risposte di fase acuta; questo stava a significare una diminuzione del rischio infezioni.

Nel secondo studio, a degli obesi adulti veniva offerta una bibita liofilizzata alla fragola e poi venivano misurati i fattori che generalmente causano problemi cardiaci. Coloro che consumavano l'equivalente di quattro porzioni di fragole al giorno hanno visto scendere il livello di colesterolo e, allo stesso tempo, hanno mostrato un livello più alto di Glutatione, un forte antiossidante che riude il rischio di malattie croniche. Ora che sta arrivando la bella stagione possiamo prendere spunto da queste ricerche e aggiungere delle deliziose fragole alla nostra dieta. Possiamo goderci anche un tiramisù alle fragole; una ricetta gustosa e primaverile. Uniamo la bontà delle fragole alla tradizione dolciaria italiana, per ottenere un tiramisù da leccarsi i baffi.

sabato 2 maggio 2015

Tutti i sintomi del diabete

La definizione clinica di diabete indica un gruppo di malattie metaboliche caratterizzata da alti livelli di glucosio nel sangue, cioè da valori fuori dalla norma della glicemia.
Il glucosio fornisce energia alle cellule del corpo che però ne impediscono l’ingresso se non vengono attivate da un meccanismo ormonale. I livelli di glucosio circolante sono regolati dall’insulina, un ormone peptidico prodotto dalle cellule beta delle isole di Langherans, nel pancreas. L’insulina, quando ne è stimolata la produzione, attiva i recettori cellulari che permettono l’ingresso del glucosio nelle cellule. In assenza di insulina tutte le cellule del corpo, ad eccezione di quelle del fegato e del cervello, restano impermeabili al glucosio.
Per consentire il miglior assorbimento del glucosio, la produzione di insulina non è costante ma aumenta subito dopo i pasti – picco insulinemico post-prandiale – e diminuisce dopo 2 -3 ore dal pasto, quando l’organismo è in riposo (basale). La produzione di glucosio è tanto maggiore quanto più alto è il contenuto in grassi, zuccheri e carboidrati assunti con la dieta, mentre l’assorbimento è rallentato dalla presenza di fibra alimentare, presente nella maggior parte di alimenti di orgine vegetale.
Quando l’organismo non produce insulina si parla di diabete di tipo1 o insulino-dipendente, una patologia cronica che costringe chi ne è affetto ad assumere insulina esogena tramite iniezioni quotidiane. Quando la produzione di insulina è irregolare e insufficiente si parla di diabete di tipo 2.
Gli endocrinologi calcolano che nel mondo ci siano 382 milioni di persone affette da diabete, per il 10% di tipo 1 mentre il restante 90% di tipo 2.
Esiste una spiccata correlazione tra obesità e diabete perché, con una prolungata sovra-alimentazione, la produzione di insulina si mantiene a livelli costantemente elevati, portando a una condizione metabolica diiperinsulinismo. L’iperinsulinismo, nel tempo, fa si che le cellule dell’organismo perdano gradualmente la loro sensibilità all’insulina e diventino insulino-resistenti, il che porta ad un aumento permanente dei livelli di glucosio nel sangue.
Per questo motivo il diabete è una malattia in aumento nei paesi occidentali [1].

Quali sono i sintomi che possono farci pensare al diabete?

Il diabete è una patologia caratterizzato da una sintomalogia non dolorosa e non invalidante che, a prima vista e soprattutto nel diabete di tipo 2, può sembrare innocua. Per questo viene spesso trascurata.
Se sono presenti alcuni di questi sintomi, vale la pena di rivolgersi al proprio medico. Un semplice test della glicemia, che deve essere inferiore 126 mg/dl, toglierà ogni sospetto. Anche il test dell’intolleranza al glucosio può diagnosticare il diabete, in questo caso i valori devono essere superiori ai 200 mg/dl mentre valori > 140 < 200 evidenziano una condizione di ridotta tolleranza al glucosio o IGT.
E’ bene rivolgeris al proprio medico in presenza di:
Poliuria: cioè minzione frequente in assenza di assunzione di liquidi. La poliuria viene diagnosticata quando la produzione giornaliera di urina supera i 2 litri. Quando c’è troppo glucosio circolante si urina più spesso. Se l’insulina è inefficace, o non c’è affatto, i reni non possono filtrare il glucosio ed assorbiranno più acqua dal sangue, al fine di diluirlo. L’acqua, a sua volta, riempirà più spesso la vescica.
Polidipsia: aumento della sensazione di sete dovuta alla necessità di reintegrare i liquidi persi.
Astenia: se il glucosio non viene assorbito a livello cellulare, il nostro organismo riceve meno energia di quanta ne serva, per questo motivo ci si stanca facilmente.
Perdita di peso: è il sintomo tipico del diabete di tipo 1. Poichè il glucosio nelle cellule è insufficiente, l’organismo è costretto a cercare altre fonti di energia, trovandola negli accumuli presenti nei tessuti grassi e nel tessuto muscolare.
Senso di fame: per lo stesso motivo, la mancanza di glucosio cellulare, l’appetito può essere continuamente stimolato e portare, chi soffre di diabete, a mangiare oltre il normale.
Questi sintomi sono tipici del diabete in fase iniziale, altri e più gravi si presentano in caso di decorso avanzato della malattia come visione offuscata, retinopatie e nefropatie [2].

Come si manifesta il diabete in gravidanza?

Anche se essere diabetiche può può rendere più complicata la gravidanza, nella maggior parte dei casi ne soffre può portarla tranquillamente a termine e partorire un figlio sano, soprattutto se ha avuto l’accortezza di preprararsi prima e mantenersi sempre sotto controllo.
Questo è particolarmente vero nel caso di diabete di tipo 1 che comporta rischi più gravi.
Le possibili complicanze potrebbero portare la donna ad avere disturbi come nefropatie e retinopatie, mentre il feto potrebbe non superare il parto o nascere affetto da patologie molto invalidanti. Per questo, chi è affetto da diabete di tipo 1 deve assicurarsi prima che il diabete sia del tutto sotto controllo e durante la gravidanza lo stesso, sottoponendosi a tutti i controlli del caso.
Sia prima che durante la gravidanza può essere utile effettuare quotidianamente il test dell’emoglobina glicata, un autotest conosciuto come “il test della puntura sul dito”. Se i valori sono superiori al 6,5% è bene aspettare che scendano nel range prima di provare ad avere un bambino; se fossero vicini al 10% aspettare diventa un obbligo.
Anche chi non è malata di diabete deve prestare attenzione ai livelli glicemici perché durante la gravidanza, soprattutto dopo i primi 3 tre mesi, alcune donne sviluppano una particolare forma di diabete, conosciuta come diabete gestazionale. Si verifica perché l’organismo non riesce a produrre la maggior quantità di insulina dovuta alle aumentate richieste della gravidanza. Questa forma di diabete sparisce dopo il parto, ma può essere un campanello d’allarme perché le donne che hanno sviluppato il diabete gestazionale sono più a rischio di sviluppare il diabete tipo 2 [3].

E per il diabete di tipo 2?

Se i meccanismi che portano alla presenza di diabete di tipo 2 sono ben conosciuti e spiegati, non si può dire altrettanto per quanto concerne le cause.
Per quanto meno invalidante e peridoloso del diabete di tipo1, i sintomi non vanno sottovalutati perché una diagnosi precoce permette di ottenere risultati migliori e rendere meno complicato il decorso della malattia, anche se sono rari i casi di remissione completa.
Al contrario, sottovalutarlo può portare a complicanze, anche importanti, soprattutto a carico dell’apparato cardiovascolare e di quello renale. Recentemente sono state formulate ipotesi, frutto di studi scientifici, di una correlazione con la malattia di Alzheimer, con un rischio tanto più alto quanto più alto è il disordine del controllo dei livelli di zucchero nel sangue.
I due fattori principali per la prevenzione e la cura del diabete di tipo 2 sono l’attività fisica e la dieta.
Una dieta quanto più possibile povera zuccheri, sia provenienti da cibi che ne sono ricchi sia dall’alcol, e ricca di vegetali, frutta e cereali, unita a una costante attività fisica sono necessari. L’attività fisica, sempre di tipo aerobico, va quantificata in 30 minuti quotidiani, basta camminare o fare ginnastica, anche in casa propria [4].
Il trattamento medico per il diabete di tipo 2 è di tipo farmacologico, con somministrazione di farmaci ipoglicemizzanti. Il farmaco d’elezione è la metformina, un ipoglicemizzante appartenente alla famiglia delle biguanidi, categoria di farmaci in grado di agire senza stimolare la produzione di insulina, sia riducendo la formazione di glucosio da parte del fegato, sia aumentandone il consumo da parte dei tessuti e stimolando la glicolisi.

mercoledì 29 aprile 2015

Uno studio appena pubblicato ha scoperto che le due malattie, singolarmente o associate, aumentano le probabilità che si presenti anche la terza


Depressione e diabete di tipo 2 sono stati associati a un aumentato rischio di demenza e si è scoperto che il rischio è ancora maggiore tra gli individui che presentano entrambi i disturbi rispetto alle persone che non hanno nessuna delle due condizioni. Sono questi i risultati di uno studio pubblicato online sulla rivista JAMA Psychiatry, condondotto su un campione complessivo di 2,4 milioni di cittadini danesi.
Diabete di tipo 2 e depressione maggiore sono malattie comuninelle popolazioni occidentali e si calcola che ben il 20 per cento delle persone con diabete di tipo 2 possa anche considerarsi depresso. Dimitry Davydow, della scuola di medicina dell'Università di Washington, a Seattle, e altri autori hanno esaminato il rischio di demenza tra gli individui con depressione, diabete di tipo 2 o entrambi rispetto a individui con nessuna delle due condizioni in un gruppo di più di 2,4 milioni di danesi liberi da demenza di oltre 50 anni di età, dal 2007 fino al 2013.
 
Complessivamente, il 19,4 per cento degli individui nel gruppo ha avuto una diagnosi di depressione (477.133 individui), il 9,1 per cento aveva il diabete tipo 2 (223.174 individui), e il 3,9 per cento (95.691 persone) ha avuto una diagnosi di diabete di tipo 2 e di depressione. L'età media al momento della diagnosi iniziale di diabete era di 63 anni e l'età media al momento della diagnosi iniziale di depressione era di circa 58 anni.
 
Gli autori hanno scoperto che durante il periodo di studio, il 2,4 per cento degli individui (59.663 persone) ha sviluppato una forma di demenza, con un'età media alla diagnosi di quasi 81 anni. Tra questi, 15.729 persone (26,4 per cento) avevano avuto solo una diagnosi di depressione e 6.466 (10,8 per cento) avevano solo ildiabete di tipo 2, mentre 4.022 (6,7 per cento) hanno avutoentrambe le condizioni. Secondo gli autori, il diabete di tipo 2 da solo era associato al 20 per cento di aumento di rischio per la demenza, e la depressione da sola all'83 per cento di aumento di rischio. Ma per chi li presentava entrambi, il rischio di demenza risultava aumentato addirittura del 117 per cento. Un dettaglio interessante consiste nel fatto che il rischio di demenza sembrava essere ancora più grande tra le persone con meno di 65 anni.
 
"Alla luce del crescente onere sociale delle malattie croniche", concludono gli autori, "sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire i meccanismi fisiopatologici che collegano la depressione e il diabete mellito di tipo 2 a esiti negativi come la demenza e occorre sviluppare interventi volti a prevenire queste temute complicazioni".



domenica 26 aprile 2015

Diabete. Glucosio in eccesso, abbatterlo attraverso il rene Diabete. Glucosio in eccesso, abbatterlo attraverso il rene

Una novità importante, perché cambia il bersaglio nella lotta al diabete. Arriva in Italia la prima terapia che agisce sui reni permettendo l’eliminazione dello zucchero in eccesso e la riduzione della glicemia. Una sola compressa orale determina una riduzione importante della glicemia con una significativa perdita di peso e un abbassamento della pressione arteriosa. La nuova molecola, dapagliflozin, è ora disponibile anche in Italia (già presente in 49 Paesi nel mondo) ed è considerata la terapia pioniera di una nuova classe di farmaci, i cosiddetti inibitori del co-trasportatore di sodio-glucosio 2 (SGLT2), una proteina responsabile del 90% del riassorbimento del glucosio da parte dei reni. Sviluppata da AstraZeneca e studiata a partire da una sostanza naturale che si trova nella corteccia degli alberi di mele (la florizina), dapagliflozin permette una riduzione della glicemia indipendente dall’insulina e con un basso rischio di ipoglicemie. Inoltre, porta ad una significativa perdita di peso fino a 2-3 chilogrammi (soprattutto riduzione della massa grassa) e ad un abbassamento della pressione arteriosa. La molecola rappresenta così una soluzione innovativa contro il diabete: un’epidemia sociale con cui oggi convivono 4 milioni di italiani e 387 milioni di persone nel mondo. Una cifra che, a causa del diffondersi dell’obesità e della sedentarietà, rischia di superare il mezzo miliardo di individui - tra diabetici e persone a rischio - entro i prossimi 20 anni.
Il rene nel mirino. La nuova terapia sottolinea per la prima volta il ruolo del rene, fino ad oggi sottovalutato, nel controllo glicemico e nella gestione del diabete di tipo 2. “Pochi lo sanno, ma il rene ha un ruolo importante nel controllo della glicemia in quanto riassorbe il glucosio che è eliminato quotidianamente nelle urine. La nuova terapia - spiega Giorgio Sesti, Professore Ordinario di Medicina Interna dell'Università degli Studi “Magna Grecia” di Catanzaro, Presidente Eletto della Società Italiana di Diabetologia - sfrutta meccanismi fisiologici per abbassare la capacità di riassorbimento del glucosio da parte del rene con lo scopo di aumentare la perdita urinaria di glucosio. Infatti, Dapagliflozin riduce il riassorbimento renale del glucosio dalle urine, apre, per così dire, il ‘rubinetto-rene’ permettendo così all’organismo di liberarsi dal glucosio in eccesso. È una novità terapeutica importante che, grazie al suo caratteristico modo d’azione renale, non interferisce con le altre terapie anti-diabete, compresa l’insulina, ma piuttosto si integra con esse nel trattamento di tutte le fasi della malattia”.
La sfida al diabete. Ogni 60 minuti quasi 560 persone nel mondo e 3 in Italia muoiono per cause riconducibili al diabete. Una malattia che “amplifica” altri disturbi, tanto che il 55% dei diabetici italiani - come emerge da un’indagine promossa da AstraZeneca e realizzata da Doxa Pharma - soffre di ipertensione, l’11% ha affrontato un infarto o un ictus, il 25% si sente depresso (rispetto ai non-diabetici che si fermano al 17%, all’1% e all’11% rispettivamente). “Assicurare il controllo glicemico, ma anche diminuire il rischio di ipoglicemie e contribuire a ridurre il peso corporeo e la pressione arteriosa - commenta il professore Salvatore Caputo, Presidente di Diabete Italia - sono aspetti fondamentali che la nuova terapia Dapagliflozin può apportare nella sfida al diabete di tipo 2: una malattia che aumenta il rischio di complicanze anche gravi, oltre che di ricovero ospedaliero in generale. Basti pensare che oggi circa il 30-35% dei pazienti ricoverati negli ospedali italiani ha il diabete o presenta alterazioni della glicemia. La nuova molecola, attraverso una monosomministrazione orale giornaliera, fa leva su un processo naturale che favorisce l’eliminazione dello zucchero in eccesso attraverso le urine: può costituire un notevole passo in avanti per il trattamento del diabete di tipo 2 sia nella fase precoce, sia in quella tardiva”.
Dall’albero alla terapia. Il meccanismo d’azione di Dapagliflozin è stato sviluppato a partire dalla florizina, una sostanza naturale che si trova nella corteccia degli alberi di mele e che se, assunta in dosi elevate, provoca l’escrezione del glucosio nelle urine. “La nuova classe terapeutica degli inibitori del co-trasportatore di sodio-glucosio di tipo 2, di cui Dapagliflozin è il capostipite - dichiara Andrea Giaccari, Professore di Diabetologia Policlinico Gemelli di Roma, Presidente Associazione Diabete Ricerca - permette di perdere il glucosio con le urine non solo per glicemie molto alte, come normalmente avviene in chi ha il diabete, ma anche in presenza di glicemie di poco elevate, senza mai indurre ipoglicemia. Ovviamente con gli zuccheri si eliminano anche calorie, e quindi peso. La nuova molecola è l’unica che agisce senza interferire con altri meccanismi di controllo della glicemia, in particolare con l’insulina, e ciò costituisce un grande vantaggio terapeutico nel diabete di tipo 2: si favorisce infatti la combinazione con altri farmaci e la personalizzazione della terapia sulla base del quadro clinico e dello stile di vita della persona”. “L’arrivo in Italia di Dapagliflozin - commenta Pablo Panella, Presidente di AstraZeneca Italia - rappresenta un significativo passo avanti compiuto dalla ricerca scientifica di AstraZeneca: un nuovo farmaco che arricchisce un portafoglio unico di terapie innovative contro il diabete di tipo 2, una malattia che sta raggiungendo proporzioni enormi in tutto il pianeta. Per questo motivo crediamo che oggi sia sempre più necessario dichiarare guerra al diabete con tutte le frecce che abbiamo a disposizione. Mi riferisco ovviamente ai nuovi trattamenti, ma anche alle partnership di eccellenza, come quella recentemente annunciata tra AstraZeneca e l’Harvard Stem Cell Institute, che si propone di applicare alle nuove terapie una tecnica in grado di creare beta cellule pancreatiche umane partendo dalle cellule staminali. Senza dimenticare quelle iniziative, come il Progetto DRINN, che permettono di supportare i giovani ricercatori italiani”. (EUGENIA SERMONTI)



mercoledì 22 aprile 2015

Dimagrire col diabete: la moda pericolosa della diabulimia

 Un disturbo alimentare diagnosticato per la prima volta nel 2009, che in America coinvolge il 40% delle giovani donne affette da diabete di tipo 1 e si sta diffondendo in Italia
Katherine Marple è una scrittrice americana. Quando aveva 14 anni le fu diagnosticato il diabete di tipo 1: una malattia cronica, autoimmune, che la obbligava a iniettarsi periodicamente dosi di insulina. Lei però non voleva, perché l’insulina la faceva ingrassare. Così svuotava le siringhe nei cuscini del divano e, quando non poteva trattenersi dall’abbuffarsi di gelato o biscotti, si procurava il vomito. Per essere sempre più magra, certo, ma anche perché controllare il suo peso le dava l’illusione di tenere le redini di una parte della sua vita che in realtà le era sfuggita, proprio a causa della malattia.
Katherine Marple è solo una delle migliaia di persone al mondo affette da diabulimia. Un disturbo alimentare che nasce dalla difficoltà di convivere con il diabete di tipo 1, in genere diagnosticato prima dei 20 anni, e che cresce con il senso di inadeguatezza che l’adolescenza si porta inevitabilmente dietro. Secondo la Diabulimia Helpline,
I primi a lanciare l’allarme sono stati nel 2009 i medici britannici, che hanno notato come un certo numero di pazienti diabetici non assumeva correttamente le dosi di insulina prescritte.
Alla base del disturbo alimentare c’è proprio il ruolo dell’insulina nell’assorbimento degli zuccheri. La diagnosi di diabete, che comunque si porta dietro la necessità di iniziare un regime alimentare controllato, è associata alla prescrizione di un certo quantitativo di insulina in base al peso corporeo. Questo ormone aiuta l’organismo ad assimilare correttamente il glucosio contenuto negli alimenti: nei pazienti diabetici, solitamente molto magri a causa della disfunzione, ciò si traduce generalmente in un aumento di peso.
Di qui la rinuncia volontaria alle dosi di insulina per continuare a dimagrire. Un comportamento sbagliato del quale i medici, fino a pochi anni fa, raramente si accorgevano se non per i risultati:problemi al fegato, ai reni, alla vista fino al decesso. Anche perché la malattia non si esaurisce con la ridotta o mancata assunzione di insulina, ma spesso si combina con altri disturbi del comportamento alimentare: dalle abbuffate alle privazioni prolungate di cibo, al vomito indotto, fino a manie ossessivo-compulsive. Da qui il termine diabulimia, crasi tra le parolediabete e bulimia.

Dalla diabulimia si guarisce? Sì, con il supporto di medici, nutrizionisti, familiari e di strutture adeguate. In Italia il Ministero della Salute, la Presidenza del Consiglio e la Regione Umbria hanno realizzato una  mappatura dei centri che si occupano di disturbi del comportamento alimentare. A Milano il Polo Universitario dell’Ospedale “Luigi Sacco” offre ai ragazzi affetti da diabete di tipo 1 e alle loro famiglie un supporto terapeutico basato anche sul parental training, mentre a dicembre all’Università Tor Vergata di Roma è stata presentata la prima tesi di Laurea italiana sulla diabulimia, a firma di Francesca Ionta per la cattedra di Neurofisiopatologia del Professor Nicola Mercuri. Il primo passo, dicono gli esperti ma soprattutto i pazienti che sono guariti, è imparare a prendersi cura di se stessi.