venerdì 14 novembre 2014

Diabete, un piano nazionale da attuare davvero

Un progetto ambizioso, che dovrebbe portare a un approccio sempre più integrato
alla malattia, con lo scopo di disegnare le terapie sempre più «su misura»
di Luigi Ripamonti shadow

Un adagio molto popolare fra i diabetologi recita: «non è il diabetico che costa, ma il diabetico con complicanze». È vero: un diabetico ben controllato costa al Servizio sanitario nazionale più o meno come una persona che il diabete non ce l’ha. E proprio perché i diabetici fossero ben controllati è stato emanato circa un anno fa il Piano Nazionale sulla Malattia Diabetica. Un progetto ambizioso, che dovrebbe portare a un approccio sempre più integrato alla malattia, con lo scopo di disegnare le terapie sempre più «su misura» rispetto alle esigenze dei singoli pazienti, terapie che possono essere anche sensibilmente diverse. Una cura personalizzata avrebbe il vantaggio di essere più efficace, meglio seguita e meglio tollerata, il che comporterebbe anche un vantaggio economico per l’intero sistema.
Ottime premesse e saggi obiettivi. Ma in quale misura il progetto è stato attuato? Dopo un anno la risposta è, come al solito nel nostro Paese: qui un pò di più, là un po’ meno. Insomma, siamo alla solita copertura “a macchia di leopardo”. Con una variante sorprendente: stavolta alcune delle Regioni in genere «virtuose» risultano a prima vista più in ritardo di altre che di solito si guadagnano voti bassi nella pagella dell’efficienza. Salvo scoprire che, in realtà, alcune di queste, sulla carta prontissime a rispondere «sissignore», hanno invece provveduto magari a girare fondi destinabili al Piano sul diabete ad Asl con i conti in profondo rosso, tagliando aiuti già in essere per i diabetici.

Non che il Piano per il Diabete sia di facile attuazione. La distribuzione dei ruoli e delle responsabilità fra specialisti, medici di medicina generale, ospedali, servizi territoriali, è oggetto di discussioni anche molto vivaci e ci vorrà del tempo per trovare la quadratura del cerchio. Resta il fatto che una governance efficace del diabete è una priorità, non solo in Italia ma in tutto il mondo occidentale, perché i numeri della malattia sono in crescita costante, e l’impatto economico importantissimo, specie in uno Stato con sistema sanitario solidaristico universale come il nostro è (e vorremmo restasse). E, con un apparente paradosso, l’unica strategia possibile per sopportare l’urto dei costi è metterli in secondo piano rispetto all’attenzione alla salute del paziente. Perché una buona medicina, lo dimostrano decine di studi economici, costa molto meno di una medicina non buona, che è quasi sempre una medicina che spreca risorse.

http://www.corriere.it/salute/cardiologia/14_ottobre_17/diabete-piano-nazionale-attuare-davvero-9cd89764-55f8-11e4-8d72-a992ad018e37.shtml





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