martedì 27 gennaio 2015

Le mandorle aiutano a controllare il peso e il diabete

Malattie cardiache più improbabili con il consumo della frutta secca



Poche mandorle al giorno aiutano a mantenere la linea, a controllare i livelli di colesterolo e prevengono l'eventuale insorgenza del diabete. La quantità magica sarebbe di 42 grammi al giorno, il cui consumo aiuterebbe a ridurre il rischio complessivo di morte precoce.
I ricercatori della Pennsylvania State University sono giunti a queste conclusioni confrontando le diete di 52 persone in sovrappeso, di mezza età e con colesterolo alto, per un periodo di 12 settimane.
La ricerca, pubblicata sul Journal of the American Heart Association, ha proposto a metà dei soggetti di mangiare muffin alla banana per 6 settimane, garantendosi un apporto calorico pari a quello fornito dalle mandorle, mangiate invece dall'altra metà del campione.
Non sono emerse differenze a livello di peso corporeo alla fine della sperimentazione, ma il gruppo che aveva consumato le mandorle mostrava una riduzione significativa del grasso che si accumula sul girovita e sulle gambe. Inoltre, i frutti secchi avevano ridotto il colesterolo, limitando di fatto anche il rischio di insorgenza delle malattie cardiache.
Un'altra ricerca conferma l'efficacia delle mandorle nella prevenzione del diabete. Si tratta di uno studio dell'Università del New Jersey, i cui scienziati hanno pubblicato un articolo apparso sul Journal of the American College of Nutrition.
Stando agli esiti della ricerca, le mandorle renderebbero meno probabile l'insorgenza della patologia nei pazienti classificati come pre-diabetici, ovvero quei soggetti che mostrano una percentuale di glucosio superiore al normale ma che ancora non ha raggiunto il livello di guardia. I ricercatori hanno analizzato 65 pazienti, sottoponendoli a due diete diverse, la prima delle quali prevedeva il consumo di un certo quantitativo di mandorle.
Alla fine, si è scoperto che i pazienti del primo gruppo mostravano una migliore gestione dei livelli di glucosio e una maggiore sensibilità all'insulina, oltre a una percentuale inferiore di colesterolo Ldl, ovvero quello definito “cattivo”. In realtà, anche altri tipi di frutta secca mostrano un'influenza positiva su quest'ultimo aspetto, addirittura in percentuali maggiori, come nel caso dei pistacchi.
Uno dei ricercatori che ha partecipato allo studio, Michelle Wien, spiega: “è molto promettente il fatto che per malattie croniche come questa i cambiamenti nella dieta possano giocare un ruolo nell'avanzamento della malattia".

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